I Carabinieri, in collaborazione con il gruppo forestale, hanno dato esecuzione al decreto di sequestro preventivo funzionale alla confisca obbligatoria del profitto a carico della Daneco impianti s.r.l. in liquidazione, con sede a Roma in via Sardegna n.38, ed in particolare di sette soggetti ritenuti responsabili per aver rivestito a vario titolo in seno ad anzidetta società e con riferimento alla gestione dei servizi e dell’impianto di discarica r.s.u. del bacino ba/2, sita nel comune di Giovinazzo nella località san Pietro Fago, qualifiche di legali rappresentanti, amministratori, responsabili tecnici, responsabili di gestione impianti, capi impianto, coordinatori e responsabili di area territoriale.

I sette indagati rispondono in ordine al delitto di cui agli artt.40, 2° comma, 41, 113, 452 quinquies, 1° comma, 61 n.3 c.p.; la Daneco impianti s.r.l. in ordine all’illecito amministrativo da reato di cui agli artt.5, 1° comma, lett. a), 25 undecies, 1° comma lett. c) d. l.vo 8 giugno 2001 n.231 in relazione alla commissione del delitto di cui all’art.452 quinquies c.p. fatti commessi in agro di Giovinazzo sino al 27.02.2017 (con eventi ed effetti perduranti sino all’8 febbraio 2018).

Il giudice, come scritto nel comunicato stampa inviato dai Carabinieri alla nostra redazione, ha decretato il sequestro preventivo di denaro, beni ed altra utilità nella disponibilità della Daneco impianti s.r.l. in liquidazione, sino alla concorrenza di euro 1.447.623,45.

La misura cautelare, per l’immediata esecuzione, è stata notificata alle direzioni generali-uffici legali di cinque istituti di credito, nonché alle conservatorie dei registri immobiliari, per le trascrizioni del caso, delle undici province interessate. Il provvedimento cautelare è scaturito da una complessa attività investigativa, partita nell’anno 2016 e conclusasi nel 2018 con gli accertamenti patrimoniali.

La procura della Repubblica, avvalendosi anche di consulenze chimiche, geologiche ed entomologiche, riusciva a dimostrare la commissione del delitto di inquinamento ambientale, causato dall’omessa adozione di ogni utile accorgimento e doverose misure per il contenimento e la gestione del percolato da discarica, parte del quale finiva disperso nel sottosuolo, sino ad attingere la falda acquifera.

Per effetto delle condotte illecite la società gerente conseguiva un significativo risparmio di spesa, omettendo di sopportare i costi legati all’osservanza delle procedure per lo smaltimento del rifiuto liquido, sostanziandosi in questo il profitto del reato, computato nella predetta somma di denaro.