Antonio Colamonico avrebbe confidato nel carcere di Lucera, ad un altro detenuto, di aver ucciso l’ex amante Bruna Bovino, la 29enne italo-brasiliana uccisa il 12 dicembre 2013 nel suo centro estetico a Mola di Bari. Il suo corpo fu trovato semicarbonizzato sul pavimento del locale, con 20 colpi di forbici.

La rivelazione di Domenico Rana, aspirante collaboratore di giustizia non ammesso al programma di protezione, risale al 3 dicembre 2020 ed è contenuta nel verbale depositato dalla Procura generale di Bari nel processo di Appello bis a carico di Colamonico.

Il 41enne era stato arrestato nell’aprile 2014 con l’accusa di omicidio volontario e incendio doloso, appiccato per l’accusa con l’obiettivo di cancellare le prove del delitto appena compiuto. In primo grado, nel luglio 2015, Colamonico era stato condannato alla pena di 25 anni di reclusione, prima di essere assolto nel novembre 2018. 

Un nuovo collegio della Corte di Assise di Appello ora è chiamato a rivalutare l’accaduto e le responsabilità del 41enne. Il sostituto pg Carmelo Rizzo ha chiesto una condanna a 28 anni di reclusione.