La Procura di Torino ha chiuso le indagini sul presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, sul suo capo di gabinetto, Claudio Stefanazzi, e sugli imprenditori Vito Ladisa e Giacomo Mescia; al centro dell’indagine le elezioni primarie nazionali Pd del 2017.

Caduta l’accusa di induzione indebita a dare o promettere utilità e quella di abuso d’ufficio, di cui era stato inizialmente chiamato a rispondere Emiliano, contestato invece il finanziamento illecito ai partiti per delle fatture che Mescia e Ladisa avrebbero pagato, per conto di Emiliano, alla società torinese Eggers alla fine della campagna elettorale per le primarie, poi vinte da Matteo Renzi. Ai due imprenditori viene contestato anche il reato di false fatturazioni.

Dell’inchiesta, nata a Bari, si è saputo il 9 aprile 2019, con le perquisizioni disposte dalla pm Savina Toscani e dall’allora procuratore aggiunto Giorgio Lino Bruno, negli uffici della Regione. Alla società di comunicazione Eggers Emiliano aveva affidato la sua campagna elettorale, società che ha poi inviato al presidente un decreto ingiuntivo per delle fatture non pagate, che secondo la Procura di Bari erano state poi saldate da Mescia e Ladisa.

Obiettivo dei due imprenditori sarebbe stato quello di vedersi riconoscere il finanziamento per alcuni progetti o partecipazione a gare pubbliche, ipotesi accusatore sempre smentite dagli interessati oltre che da Emiliano e Stefanazzi.

Il pm Caspani aveva chiesto ulteriori accertamenti, effettuati nei mesi scorsi dal Nucleo di polizia economico-finanziario della Guardia di Finanza. Caspani ha anche interrogato il titolare della Eggers, Pietro Dotti, già indagato nell’inchiesta barese e la cui posizione sarebbe stata stralciata dal procedimento attuale. I quattro indagati hanno adesso 20 giorni per presentare memorie o chiedere di essere interrogati.