Il caporalato si insinua tra i ciclofattorini. In seguito a diverse denunce, i Carabinieri, su tutto il territorio nazionale, hanno intervistato più di mille rider impiegati come fattorini dei servizi digitali di consegna. Le indagini, seguite dalla Procura di Milano, riguardano anche la città di Bari.

La macchina investigativa si è mossa dopo alcune denunce da parte dei rider, spesso migranti richiedenti asilo politico, che hanno portato alla luce lo sfruttamento, costretti a cedere una parte del guadagno e a piegarsi alla logica del senza orario. Ricordiamo Raza Ahmed, il ragazzo pakistano che dopo essere stato rapinato al San Paolo, denunciava la decurtazione dallo stipendio della somma rubata.

I Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Bari hanno raccolto la voce una trentina di lavoratori, censendo una serie importante di informazioni sulle condizioni reali di vita, sulle modalità di svolgimento del servizio e le forme di tutela loro garantite, sia sotto il profilo della sicurezza che sanitario da almeno 3 piattaforme digitali ben rappresentate a Bari.

Durante il proseguo delle indagini, la Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano ha disposto il commissariamento di Uber Italy srl, la filiale italiana del gruppo americano per il presunto sfruttamento dei fattortini addetti alle consegne di cibo per il servizio Uber Eats.

“Uber Eats – scrive l’azienda americana – ha messo la propria piattaforma a disposizione di utenti, ristoranti e corrieri negli ultimi 4 anni in Italia nel pieno rispetto di tutte le normative locali. Condanniamo ogni forma di caporalato attraverso i nostri servizi in Italia”.