“Nel clan Strisciuglio c’è una gara interna di particolare gravità e per questo, qualora fossero a piede libero, i tre soggetti rappresentano per la collettività un pericolo”. Questo è quanto emerge dall’ordinanza di arresto notificata la settimana scorsa ai pregiudicati baresi Christian Cucumazzo, Antonio Monno e Domenico Remini. I tre sono stati condannati a 20 anni di reclusione per l’omicidio di Antonio Luisi e per il tentato omicidio di Luigi Luisi nell’aprile 2015.

L’Antimafia ha evidenziato la pericolosità dei tre soggetti, in carcere già per altri fatti. “Un progetto basato sullo spargimento di sangue, al fine di risolvere le controversie interne ed esterne, che il clan mafioso degli Strisciuglio non ha per nulla affievolito nonostante i ripetuti patiti arresti – sottolinea la DDA – che è tuttora in vigore poiché può contare su nuove leve disposte a tutto, anche ad esaudire ordini omicidiari, con la brama di scalare le posizioni gerarchiche dell’organizzazione criminale mafiosa”.

“Il ricorso alla forza intimidatrice – si legge negli atti -, in particolare a quella delle armi, è certamente il peso specifico dimostrato dalla struttura associativa mafiosa, con la reiterata partecipazione del terzetto all’illogica teoria criminale, che appare pressoché scontata qualora tornassero a piede libero, avendo materialmente dimostrato la loro propensione alla commissione di efferati agguati armati”.

“L’agguerrita compagine criminale è determinata nel mantenere le fette di territorio conquistale con metodo mafioso, – conclude il gip nell’ordinanza, riportando lo stralcio di una informativa della Squadra Mobile datata 13 gennaio 2020 – utilizzando per tale scopo un coeso braccio armato, di cui, qualora liberi, farebbero sicuramente parte Cucumazzo, Monno e Remini, spietati finalizzatori e lucidi basisti”.