La storia dei treni dismessi delle Ferrovie Sud Est in via Oberdan, usati come dormitorio da senza tetto ed eroinomani, ha creato non poca indignazione. Ciò che accade aldilà dei binari, a pochi metri da quei convogli, è persino peggio, soprattutto perché tutti sanno ma nessuno interviene.

Nel cosiddetto “boschetto”, intorno a mezzogiorno, abbiamo incontrato due tossicodipendenti che si erano appena iniettati una dose di eroina a pochi passi dalla stazione delle Ferrovie Sud Est.

Mentre ci occupavamo dei treni dismessi, due carabinieri hanno fatto irruzione nel boschetto mandando all’aria la “festa del buco”. L’obiettivo restano in ogni cosa gli spacciatori, che pure frequentano quella zona proprio per rifornire i tanti eroinomani che si danno appuntamento al boschetto.

Ai piedi di un grosso albero c’è ancora un tufo utilizzato per iniettarsi dal quale ancora gocciola sangue, tutt’intorno centinaia di siringhe di tutte le forme e dimensioni e confezioni di soluzioni per iniettarsi l’eroina in vena.

Mentre raccontavamo ciò che accade nel boschetto, siamo stati interrotti da un uomo che si è palesato come dipendente delle FSE che ci ha invitato a lasciare l’area, forte perché di proprietà dell’azienda. In caso contrario non si comprenderebbero le ragioni di un intervento così perentorio.

È vero che scavalcare una recinzione è facile, ma è altrettanto vero che senza un minimo impedimento – in questo caso una rete o dei mattoni – entrare nel boschetto per drogarsi è ancora più facile.

Gli ultimi fatti di cronaca e ciò che scriviamo da un paio di anni a questa parte evidenziano, qualora ce ne fosse bisogno, che l’eroina è tornata ad uccidere come i “bei tempi”.