Segnala le continue aggressioni e il tentativo di violenza sessuale ai danni di una collega e viene licenziato due mesi dopo con l’accusa di aver utilizzato impropriamente gli strumenti di lavoro. La storia, che sta per finire davanti a un giudice per via dell’impugnativa al licenziamento, riguarda l’educatore di una cooperativa barese attiva nel settore dell’accoglienza per minori.

Prima del licenziamento nei confronti del dipendente, che della faccenda ha allertato anche i sindacati, è stato aperto un procedimento disciplinare. L’accusa è circostanziata. La cooperativa gli contesta “l’utilizzo improprio di strumenti di lavoro, perché sulla piattaforma diario di bordo elettronico della struttura, in data 24 marzo 2018 ha espresso pesanti giudizi sulla utenza, sui servizi sociali e sull’intero sistema dell’accoglienza”.

Il lavoratore si sarebbe poi macchiato di un “grave pregiudizio nutrito nei confronti dei minori stranieri ospiti della comunità ai quali attribuisce un lapidario razzismo costante, segno di un atteggiamento sommario e irrispettoso delle individualità personali”. Secondo quanto siamo riusciti ad apprendere la struttura in questione avrebbe virato in corsa verso l’accoglienza dei minori stranieri.

Non tutti gli ospiti, però, sarebbero effettivamente minorenni come dichiarato. L’autore della presunta aggressione all’educatrice, per esempio, avrebbe ammesso di essere un 26enne scappato dal suo paese dopo aver messo incinta una connazionale. La maggiore età dell’ospite, poi, sarebbe stata accertata anche dalla Procura di Bari. Prima di contestare la condotta dell’educatore, bisognerebbe chiedersi cosa ci faccesse quell’uomo ed altri maggiorenni nel centro per minori.

È necessario farlo soprattutto per via di alcuni precedenti. Prima della tentata molestia a sfondo sessuale ai danni dell’educatrice – dimessasasi per esasperazione – altri ospiti dichiaratisi minori, ma in realtà ben più che maggiorenni, si sarebbero macchiati di altre aggressioni ai danni di alcuni dipendenti della struttura, procurandogli lesioni in un caso con prognosi di due mesi. Per contenere uno degli ospiti cosiddetti “ultra adolescenti”, era stato necessario l’intervento di due pattuglie della Polizia di Stato.

Che ci fanno soggetti adulti in un centro per minori? A quanto ammonta la retta giornaliera assegnata per un minore rispetto a quella prevista per un aduto? È vero che un’altra educatrice ha lasciato il centro in seguito a un’aggressione? Il dipendente licenziato è l’unico ad essersi accorto dell’età adulta degli ospiti che si dichiarano minorenni? Chi dice ai migranti di dichiarasi minorenni per ottenere maggiori privilegi una volta accolti in Italia? A queste ed altre domande bisognerebbe dare una risposta.