La Procura di Bari ha formalmente chiuso l’inchiesta sul presunto giro di favori in cambio di appalti all’interno della ex Provincia barese. Le indagini, cominciate ormai quattro anni fa, a seguito dell’interrogatorio fiume dell’imprenditore Alviero Antro, sono state adesso archiviate. Decisivi, in tal senso, i sequestri di beni per poco più di 200mila euro e il ‘no’ del giudice Alessandra Piliego a sei richieste di misure cautelari, fra le quali quattro di arresti domiciliari e due di interdizioni.

Le motivazioni? Il troppo tempo intercorso fra le attuali indagini e l’avvenimento degli episodi stessi (basti pensare che in molti, fra i coinvolti, sono già pensionati) e l’assenza di chiari indizi di rilevanza. A mancare, secondo le parole del giudice, sono le prove dirette della corruzione. I 27 indagati (22 persone fisiche e cinque società) hanno ora una ventina di giorni a disposizione per chiedere di essere riascoltati o per presentare nuove memorie difensive a loro discolpa. Solo successivamente, la Procura potrà scegliere se chiedere o meno il processo.

Rischiano di cadere così i 21 capi di accusa, imputati ai coinvolti nel corso delle indagini. Fra questi, corruzione, frode in pubbliche forniture, truffa ai danni dell’ex Provincia, turbativa d’asta, false dichiarazioni sulla propria identità e violazioni della norma che disciplina la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche.

L’inchiesta, denominata On the road 2, aveva preso avvio, come sopra accennato, dalle dichiarazioni rilasciate nel marzo del 2012 da Alviero Antro, arrestato, insieme al fratello più grande, per una presunta truffa ai danni della stessa ex Provincia, nell’ambito della manutenzione di alcune strade. Ai cospetti del pm, Antro aveva tratteggiato una situazione piuttosto inquietante, soffermandosi sulle modalità attraverso le quali venivano gestiti determinati lavori pubblici nella ex Provincia barese.