L’omicidio del boss Giacomo Caracciolese avvenuto il 5 aprile del 2013 e la successiva risposta del clan con il triplice assassinio al quartiere San Paolo di Bari compiuto due giorni dopo non furono delitti di mafia. A sentenziarlo è il gup del Tribunale di Bari, Sergio Di Paola. Per i due episodi, e per un altro tentato omicidio, il giudice ha condannato sette persone a pene comprese fra l’ergastolo e un anno di reclusione, escludendo per tutti l’aggravante di aver favorito un’associazione mafiosa. Per il triplice omicidio del San Paolo è stato condannato solo uno dei quattro imputati.

Per il delitto del boss è stato condannato a 30 anni di reclusione il pregiudicato Donato Cassano. Per un tentato omicidio del 17 maggio successivo, sempre legato all’uccisione del capoclan, sono stati condannati Nicola Fumai, Vito De Tullio (20 anni di reclusione), Vito e Luigi Milloni e Michele Lanave (questi tre a 12 anni di reclusione). Per Il triplice omicidio del San Poalo invece il giudice ha riconosciuto come unico colpevole l’imputato Nicola Fumai. Condanna a un anno di reclusione (ma pena sospesa) per Giuseppe Ranieri, accusato di favoreggiamento personale nel delitto Caracciolese.