La partita incriminata è quel Bari-Juve Stabia del 10 maggio scorso durante la quale una trentina di persone se le sono suonate di santa ragione sotto gli occhi delle telecamere di sorveglianza, sugli spalti della Curva Nord dello stadio San Nicola. La mega rissa, a quanto pare, era stata innescata da un apprezzamento nei confronti di una ragazza. In manette, assieme ad un’altra decina di persone, è finito il 19enne Emanuele Sedicina, accusato di rissa aggravata e già noto alle forze dell’ordine per resistenza a pubblico ufficiale e rapina.

Nei confronti di quest’ultimo, il giudice del tribunale di Bari Abbatista, ha convalidato il provvedimento emesso dal Questore De Iesu confermando il Daspo per 5 anni e l’obbligo di presentarsi in Commissariato durante le partite del Bari. Sedicina, nonostante la giovane età, è stato ritenuto dal giudice “estremamente pericoloso”.

In base alle ricostruzioni fatte dalla Digos, il violento ha vestito il ruolo del protagonista durante le colluttazioni allo stadio. Dai video di sorveglianza, mentre il Bari giocava i suoi play-off per il salto di categoria, gli inquirenti hanno potuto notare come sugli spalti della Nord, un 14enne, figlio di un boss del quartiere Libertà, avesse cominciato a sfottere una ragazza. Da qui poi la scazzottata, estesasi a macchia d’olio nel giro di pochi secondi.

Molti i “volti noti” presenti nell’anello inferiore della Curva. Sarebbero stati infatti riconosciuti, quali partecipanti alla rissa, membri delle famiglie Strisciuglio, Montani, Catacchio, Caldarola e Laera.

Il giudice, oltre a rilevare la pericolosità sociale del soggetto arrestato, incurante della presenza di altre persone allo stadio, ha anche potuto constatare come un contenitore quale il San Nicola fosse usato dai clan mafiosi di Bari quale strumento per giungere ad obiettivi extracalcistici, e magari colpire i membri delle famiglie mafiose rivali.