Sono state rese note le motivazioni della condanna per induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione emessa lo scorso 10 dicembre nei confronti dell’avvocato Salvatore Castellaneta, assolto invece dal reato di associazione per delinquere.

La sentenza si inserisce nel processo che intende fare chiarezza sulle cosiddette notti di Arcore, nelle quali si sarebbe consumato «uno sconcertante quadro della vita privata di vari soggetti coinvolti nella vicenda, dalle ragazze sino all’allora presidente del Consiglio». Silvio Berlusconi, secondo il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Bari Ambrogio Marrone, «al di là di una formale apparenza di cene eleganti, dissimulava una fiorente attività di esercizio della prostituzione».

A supportare la tesi secondo la quale l’ex premier aveva «l’abitudine di retribuire le ragazze con cui si intratteneva» vi sono intercettazioni, verbali di interrogatorio e dettagli delle spese effettuate da Gianpaolo Tarantini per portare le escort presso le sue residenze. «Lo sforzo finanziario impiegato per il raggiungimento dello scopo comune – spiega Marrone – dimostra che si sia trattato di una vera e propria impresa criminale finalizzata ad ottenere vantaggi economici attraverso l’uso sistematico di numerose ragazze».

La sentenza di condanna dell’avvocato Castellaneta, che aveva optato per il rito abbreviato, anticipa il processo nel quale sono imputati Tarantini, Massimiliano Verdoscia e Peter Faraone (per associazione) e Claudio Tarantini –fratello di Gianpaolo-, l’”ape regina” Sabina Beganovic e le attrici Letizia Filippi e Francesca Lana (per induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione).