Pur non essendo autorizzati a sostare nel cuore della città antica, alcuni ristoratori della zona hanno offerto ai manifestanti cibo e servizi. A essere più seccati sono i residenti che malvedono i fili per il bucato improvvisati, le minestre riscaldate in piazza o le fontane usate come lavatoi. La Questura ha raccolto le loro generalità ma a Bari è prevalsa, finora, la linea della tolleranza. Domani mattina il gruppo partirà per Igoumentisa da dove raggiungerà Atene.

Uno di loro ci racconta la sua storia: ha 35 anni, è olandese, una laurea in interpretariato, parla 4 lingue e a novembre ha deciso di licenziarsi per seguire la “march to athens”. Il tam-tam è partito da facebook e twitter, considerati da loro un fondamentale strumento di  informazione alternativa. Le tappe iniziali, Nizza e Bruxelles sono state difficili per la tensione con la polizia.

Non hanno leader, né partiti, la loro genesi si ritrova nella primavera araba, nelle manifestazioni di “Occupy New York”, nella mobilitazione degli “Indignados” di Madrid. Le loro parole d’ordine sono disobbedienza e protesta pacifica. La marcia attraverso l’Italia, fino a Bari non è stata facile: se nei piccoli paesi del centro e Sud la loro presenza suscitava curiosità, nelle città, anche a Bari, la gente quasi li ha evitati, “passando molto velocemente dalla curiosità alla paura e indifferenza”.

Secondo loro le proteste in generale nel Belpaese sono “tanto rumore e poi nulla”. E’ per questo che sono solidali con i nostri “No-Tav”, perché “cercano di riprendersi il proprio, come dovrebbe essere in democrazia”.

Quando gli chiediamo se temano le forze dell’ordine ci dicono che l’unico scudo contro le repressioni della polizia è il web: sembra che in un’altra città pugliese di fronte all’uso della forza da parte della polizia locale sia bastata una telecamera e la minaccia di fare finire un video online per bloccare la repressione.

Per quanto riguarda la meta finale, Atene, “non sappiamo cosa spettarcii, la gente ha fame ed è disperata e non sappiamo come reagirà la polizia”.

Dominga D’Alano