L’operazione, denominata “Black hole”, aveva avuto inizio a Termoli nel 2006, per opera dell’ex Procuratore di Larino, Nicola Magrone. Questi, nel metter su il complesso impianto accusatorio, si era affidato all’allora Capitano dei carabinieri di Termoli, Fabio Muscatelli. Nel settembre del 2009, poi, su richiesta del gip di Larino, Aldo Aceto, l’inchiesta fu spostata a Bari per incompatibilità territoriale.

Ma le accuse a carico dei 106 indagati di associazione a delinquere, abuso d’ufficio, peculato, concussione, corruzione, truffa ed estorsione furono confermate dai magistrati pugliesi. Tra questi figura anche il nome della dottoressa Patrizia De Palma, moglie dell’ex sindaco e parlamentare Remo Di Giandomenico, oggi consigliere di minoranza in Comune e figura chiave dell’inchiesta. Per lei l’accusa è di interruzione volontaria di gravidanza.

La coppia, infatti, assieme a un altro personaggio fondamentale dell’inchiesta, l’ex dirigente della Asl molisana, Mario Verrecchia, è ritenuta responsabili di una conduzione illecita degli affari collegati a una gestione clientelare e privatistica delle strutture sanitarie ospedaliere, tra cui il “San Timoteo” di Termoli.

Altri “illustri” indagati sono il presidente della regione, Michele Iorio, il Colonello dei carabinieri, Maurizio Coppola, gli assessori regionali, Luigi Velardi e Gianfranco Vitagliano, la deputata del Pdl, Sabrina De Camillis, alcuni agenti di polizia giudiziaria in servizio a Larino, accusati di essere complici dei politici, e l’avvocato Ruggiero Romanazzi. È stato proprio il coinvolgimento di quest’ultimo e, di conseguenza, l’impossibilità di essere processato presso il Tribunale nel quale aveva lavorato, a determinare il trasferimento degli atti alla Procura di Bari nel 2009.

Alessandra Morgese