Avevamo lasciato Adolfo Rosato, 36enne di Mesagne, ad Ancona, con tre zaini in spalla, tanto coraggio in tasca, una buona dose di follia e la voglia di raggiungere in poco più di due settimane Milano, senza soldi né auto. Quello era il suo nono giorno di viaggio lungo la costa Adriatica dello Stivale e in pochissimi avrebbero immaginato che il giovane salentino sarebbe riuscito a raggiungere il suo obiettivo, non cedendo alla stanchezza, allo scoramento delle notti insonni all’aperto, nel bel mezzo di parchi e viuzze, agli autostop negati, ai bicchieri d’acqua concessi con sdegno, alle scarpe rotte dai troppi passi, agli sguardi diffidenti di chi lo ha scambiato per un clochard “in cerca di rogne”.

Eppure Adolfo ce l’ha fatta e in 17 giorni ha raggiunto Milano. Una volta arrivato, il nostro moderno Don Chisciotte si è commosso e ha aperto le braccia in Piazza Duomo, in segno di quella libertà mentale che lo ha accompagnato durante questi 981 chilometri, percorsi a piedi o con mezzi pubblici presi al volo grazie a biglietti regalati da sconosciuti che hanno colto il significato del suo esperimento sociale. Adolfo, nel cuore della città meneghina, con i suoi bagagli sempre più ingombranti che ormai sembrano prolungamenti del suo corpo sempre più magro, si è guardato indietro, ha arrotolato il nastro e ancora stenta a crederci di aver visitato, dormito, consumato le suole in 17 città.

Mesagne, Brindisi, Lecce, Polignano a Mare, Bari, Foggia, Termoli, Pescara, Ancona, Rimini, Bologna, Imola, Venezia, Padova, Vicenza, Verona, Milano. Diciassette mete zeppe di emozioni, esperienze, storie, incontri, continuamente documentate attraverso la sua pagina Instagram e il suo canale Youtube, che da oggi, 28 giugno, prende il nuovo nome di “27giorni0euro“, perché Adolfo ha deciso di proseguire la sua avventura estrema e affrontare il viaggio di ritorno in patria lungo la costa Tirrenica. Lo abbiamo chiamato e ci ha confermato di aver lasciato Torino, diretto a Genova, la sua 19esima meta.

“Diciassette giorni per arrivare a Milano era il mio obiettivo finale. Torino l’ho inserita dopo, ma era già nei miei piani. Oggi sarò a Genova, domani a Pisa, Firenze, Siena e poi vedremo, le tappe sono in continuo aggiornamento, è imprevedibile dato che questa è un’avventura – ci ha raccontato Adolfo -. Poche ore fa sono andato al bistrot di Antonino Cannavacciuolo per raccontare il mio progetto; sarebbe stato bello se mi avessero voluto offrire un primo, ma non è andata come speravo. Mentre ieri da Cracco in Galleria a Milano sono stati molto carini. Purtroppo sono capitato in un orario in cui la cucina era chiusa, ma sono stati gentili, mi hanno fatto capire che comunque me l’avrebbero offerto un piatto di pasta. Mi hanno regalato una brioche con cui poi ho fatto colazione stamattina”.

Cosa ti ha lasciato questo viaggio?
“Ho imparato molto. Ho imparato cosa vuol dire soffrire, cosa vuol dire avere gli occhi puntati addosso perché magari hai le scarpe rotte e la gente ti vede un po’ trasandato. Questi giorni avevo la barba lunga, oggi ho trovato il tempo per tagliarla, anche perché ritengo sia giusto curarsi, le persone guardano l’aspetto fisico e durante questo percorso l’ho compreso maggiormente. Ho imparato a vivere per strada, ho imparato a rispettare ancor più di quanto non facessi già chi è costretto a dormire sull’asfalto. Mi sono imbattuto in persone ai margini, molte che purtroppo facevano uso di sostanze stupefacenti pesanti, ho cercato di dar loro consigli per riprendere in mano la vita. Ho imparato che bisogna saper domandare con gentilezza e umiltà. Bisogna accettare i rifiuti, non essere mai scortese quando una persona ti dice di no, ringraziare e andare avanti, voltare pagina. Ho imparato che non ci si deve fermare dinanzi alle prime sconfitte, bisogna insistere. Ho incontrato gente che mi ha insultato, denigrato, urlato addosso. Così come ho scoperto luoghi e umanità che non credevo neppure esistessero“.

E quando tornerai a casa che ne sarà di tutto questo?
“Deciderò dove andare e cercherò di capire qual è stato il luogo o la comunità in cui mi sono sentito me stesso, più accolto e a mio agio, libero di esprimermi al meglio, dando spazio alla mia creatività, in tutte le forme possibili. Dopodiché comincerò a mandare curriculum in quel luogo, cercherò vitto e alloggio. Non so dirti quale sarà il mio posto. Fino ad ora la città che è più nelle mie corde è Bologna, soprattutto per le energie positive che mi ha trasmesso. Mi piacerebbe viverla e frequentare l’università lì. Vorrei laurearmi in chimica e prendere poi una specialistica in chimica degli alimenti, dato che io adoro cucinare e ho studiato per farlo. Ma magari cambierò idea da un momento all’altro, staremo a vedere. Alla fine del viaggio tirerò le somme e deciderò cosa fare”.