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In Sudan l’esercito regolare ed i ribelli delle Forze di Supporto rapido hanno violato l’ennesimo cessate il fuoco: raid aerei e scontri a fuoco nella capitale Khartoum. La tregua era stata sancita soltanto poche ore prima, nella tarda serata di ieri, 22 maggio. Durante la notte appena trascorsa, nei quartieri meridionali di Khartoum sono proseguite le violenze da parte di entrambi gli schieramenti. Il cessate il fuoco sarebbe dovuto durare una settimana, con l’obiettivo di consentire il transito di civili e l’arrivo degli aiuti umanitari. Per il momento, il conflitto ha fatto registrare un migliaio di vittime e un milione di sfollati in quello che è il terzo Paese più esteso dell’Africa.

Oltre 255mila persone in fuga

La escalation militare tra i due generali a capo dell’esercito regolare e dei ribelli delle Forze di Supporto rapido è iniziata il 15 aprile scorso. Varie tregue sono state violate e quella sancita ieri sera è soltanto l’ultimo tentativo, interrotto, di mettere in pausa la follia dei due uomini che si stanno contendendo il Paese. Il conflitto sembra propagarsi nel resto del Paese, aumentando di fatto il flusso migratorio verso le zone limitrofe. Secondo un rapporto Onu, al 21 maggio si conterebbe un numero di persone in fuga superiore alle 255mila unità: rifugiati, richiedenti asilo, rimpatriati. Nel solo Egitto, sarebbero giunte circa 113mila persone. Altro grande flusso viene costantemente registrato nel Sud Sudan.

L’accusa dei ribelli: “Attentati a vittime innocenti”

In un comunicato apparso poco fa nei profili ufficiali delle Forze di Supporto rapido si legge una condanna delle azioni perpetrate da parte dell’esercito regolare: “Le Forze di Supporto rapido continuano a resistere agli attacchi aggressivi delle Forze armate sudanesi, alleate con i resti del regime di al-Bashir. Nonostante i nostri tentativi di sancire la pace, il SAF persiste negli attacchi e negli attentati casuali che hanno causato vittime innocenti. Denunciamo tale comportamento e mettiamo in guardia dall’alimentari conflitti regionali a sfondo razziale“.