Dopo l’approvazione in Senato delle nuove norme in materia di immigrazione e asilo – macchinosa, c’è da dirlo – il provvedimento dovrà essere votato alla Camera entro il 10 maggio. Qui le opposizioni tenteranno una modifica in extremis del provvedimento presentando 941 emendamenti al testo che ora è in commissione Affari costituzionali. Tra le proposte del nuovo decreto Migrazioni del Governo, quello che più ha fatto discutere riguarda la stretta sulla protezione speciale.

Ma di cosa stiamo parlando? In Italia, qualsiasi cittadino extra-comunitario ha diritto a chiedere protezione senza alcuna limitazione rispetto al Paese di provenienza né esiste alcun limite temporale entro il quale presentare la domanda. Gli strumenti legislativi di protezione da poter attivare sono di tre tipologie: il riconoscimento dello status di rifugiato, secondo criteri stabiliti dalla Convenzione di Ginevra; la protezione sussidiaria, e la protezione speciale.

Quest’ultima, tornata al centro delle discussioni nei giorni scorsi ma da sempre nel mirino dei partiti di centro-destra, ha sostituito la protezione umanitaria cancellata dal decreto sicurezza del 2018, meglio noto come Decreto Salvini, quando il leader del carroccio era Vicepremier e ministro dell’Interno nel Governo Conte I. La protezione umanitaria serviva a dare piena attuazione al diritto di chiedere asilo, previsto dall’articolo 10 comma 3 della costituzione, a chiunque non possa godere delle libertà democratiche previste dalla nostra Costituzione. Le maglie di questo strumento, però, ritenute troppo larghe, comportarono l’abolizione della protezione umanitaria e venne deciso di adottare al suo posto il “permesso speciale”.

Nel 2020, la ministra Lamorgese aveva ripristinato nuovamente la protezione speciale tra gli strumenti di protezione per diminuire i tassi crescenti di irregolari provocati proprio dalla stretta dei decreti Salvini. È bene ricordare infatti che l’irregolare è ciò che è definito per norma: non è una caratteristica ontologica né tanto meno intrinseca delle persone che arrivano – o che si trovano già – nel nostro Paese. La norma crea l’irregolarità: quella stessa irregolarità che alimenta la richiesta di adozione di nuovi provvedimenti per ridurla, e che vengono declinati -con una visione parziale del fenomeno- esclusivamente in chiave securitaria: nuove strette che producano solo altra irregolarità. Un circolo vizioso da cui i nostri politici non riescono ad uscire da quasi un ventennio.

La proposta del Governo

Ma torniamo alla protezione speciale. Ha una durata biennale, il suo rinnovo è subordinato ad una rivalutazione della situazione da parte della commissione territoriale o rilasciata direttamente dal Questore, e può essere convertita in permesso di lavoro. Questo almeno fino all’approvazione del nuovo Decreto. Con l’approvazione del testo in Senato, infatti, la conversione in permesso di lavoro non sarà più possibile, e la protezione speciale potrà solo essere rinnovata. Inoltre, il Questore non potrà più rilasciarla direttamente. Cambiano anche alcune delle condizioni di rilascio: seppur mantenendo il principio del non-refoulement – di non respingimento – vengono strette di molto le maglie della possibilità di rilascio per condizioni “mediche e di calamità naturali”, che diventano invece per “gravi calamità continenti ed eccezionali”. E ancora, il permesso ha ora una durata di soli sei mesi, e sembrerebbe rinnovabile solo una volta.

Emendamenti delle opposizioni alla Camera

Di fatto quindi, il Decreto già votato dal Senato, e in arrivo alla Camera il 2 maggio, secondo le opposizioni rischierebbe di restringere di molto la possibilità di protezione in Italia, e finirebbe per spingere molte persone vero una condizione di illegalità e marginalità. L’Alleanza di Verdi e Sinistra ha perciò depositato ben 481 proposte di modifica. Il Partito democratico 308. Il Movimento Cinque Stelle 123, + Europa 17 e Azione-Italia viva 12. Una vera e propria pioggia di modifiche con anche una pregiudiziale di costituzionalità. La votazione di tutti gli emendamenti allungherà i tempi di conversione in legge, fissati entro il 9 maggio. È verosimile quindi, che la maggioranza decida di blindarlo con la fiducia.