Una storia di speranza nella cittadina leccese, che vede una figlia rivendicare ciò che gli spetta di diritto: ottenere il cognome del suo papà che ha perso la vita prematuramente. Si tratta di far vincere la verità, quella “che tutti conoscono ma che tristemente tutti celano, per il timore di doversi esporre. Un segreto, che di tale ha solo il nome, e che mi costringe da tempo, ad una battaglia giudiziaria che sfiancherebbe chiunque, ma che io tenacemente e con orgoglio, ho deciso di portare avanti con la consapevolezza e la forza che mi contraddistingue”, queste le parole della giovane che sta cercando di far valere la sua identità.

La storia
Tutto ha inizio nell’anno 1993 tra le corsie di un’ospedale, che vede protagonisti un medico ed un’infermiera. La vicenda racconta un amore nascosto e travolgente che durerà anni, e dal quale nascerà una bimba. I due amanti si godranno la loro relazione rispettando la riservatezza della loro storia fino alla nascita della loro primogenita. Fino a quel momento il medico non aveva ancora chiarito i suoi rapporti con la coniuge a cui era ancora legato ufficialmente. Secondo alcune voci i due amanti si sarebbero amati moltissimo e dopo che la donna diede alla luce la piccola, avrebbero deciso di trasferirsi nel comune di Lecce, per vivere una nuova vita insieme lontana da occhi indiscreti. Avrebbe così da lì a poco potuto riconoscere la figlia, ma così non è stato. Pochi mesi dopo la nascita della bimba l’uomo fu colpito da una morte improvvisa e prematura. Questa è stata una gioia molto breve, che non ha dato tempo all’uomo di poter legalizzare la seconda unione.

Il procedimento giudiziario. Il rifiuto della nonna al test del dna e l’inevitabile riesumazione della salma
Gli anni sono passati e la piccola è diventata una donna molto forte e determinata a far luce sulla verità avviando una lunga battaglia legale per ottenere il cognome del padre.

La donna ha deciso di rivolgersi al legale Maria Domenica Campanelli, che ha permesso di dare il via ad un procedimetno giudiziario con l’unico obiettivo di poter dare il giusto riconoscimento di paternità alla donna. Il Giudice del Tribunale di Lecce, Francesca Caputo ha disposto la prova genetica che coinvolgerebbe gli eredi del medico e la sua presunta figlia. La madre ultranovantenne del dottore, unica consanguigna certa, sostiene il suo rifiuto alla volontà di sottoporsi al test del dna che avrebbe trovato un giusto finale a questa storia.

Questa, spiega l’avvocato della donna, è una circostanza che “ci costringerà inevitabilmente, a chiedere la riesumazione dei resti biologici del dottore, soluzione sino a questo momento scongiurata ma purtroppo, allo stato, inevitabile”.

Un desiderio pieno di speranza che sembra avere molti ostacoli ancora da superare.