La prima puntata della 73a edizione del Festival della Canzone Italiana, più comunemente Festival di Sanremo, ha visto sfilare per la prima volta, sul palco dell’Ariston, Chiara Ferragni.

Chiara è un’imprenditrice digitale, molto conosciuta sulle piattaforme social, dove attualmente raggiunge più di 28 milioni di seguaci su instagram. È una giovane donna che porta avanti il suo modello di libertà attraverso la lotta contro il sessismo, l’odio e il senso vergogna imposto che la società di oggi sembra non essere pronta ad abbandonare del tutto.

Chiara porta sul palco del festival quattro abiti firmati dalla maison di alta moda Dior. La forza comunicativa di Chiara viene unita alla forza e all’arte della moda, creando un impatto mediatico immenso, diretto e preciso.

Il primo abito nasce dalla conversazione che Chiara ha avuto con Maria Grazia Chiuri, direttrice artistica della maison Dior, Rachele Regini e Fulvia Carnevale del duo artistico francese Clair Fontaine. L’abito nero in seta è completato da una stola-manifesto che riporta le parole “Pensati Libera”. Queste parole sono un evidente richiamo ad un’opera fotografica di Claire Fontaine.

Pensati libera è un grido alla vita, al coraggio di poter liberamente esprimere se stessi, di ribellarsi alle etichette che la società moderna impone con crudeltà e violenza. Non è semplice riuscire a combattere contro i limiti che hanno radici nel patriarcato, che ostruiscono qualsiasi forma di apertura e crescita dell’immagine femminile.

Il messaggio di queste parole porta il nome di tutte le donne che come Chiara Ferragni, si imbattono quotidianamente in chi cerca di “riposizionare” il loro ruolo di donna.

Il secondo abito indossato dalla fashion blogger è una creazione che prende ispirazione da un abito di Maria Grazia Chiuri per la maison Dior della primavera/estate 2018. È un’illusione della nudità che trova espressione sul corpo di Chiara con un ricamo trompe l’oeil, che descrive i tratti fisici della giovane. “Il vestito senza vergogna” rafforza il concetto della libertà femminile che trova espressione nel diritto all’uguaglianza di genere, ad essere ed indossare ciò che la donna desidera, senza l’influenza di modelli stereotipati di bellezza, di odio, e di vergogna .

“Questo è il corpo di una donna, quello di Chiara Ferragni che vorrebbe dare voce a tutte le donne del mondo a cui vengono imposti divieti e abusi, a tutte coloro a cui viene detto che il loro corpo genera vergogna, che è solo un oggetto del desiderio o che istiga al peccato”, queste le parole che vengono riportate sul profilo di Chiara.

Questo impegno viene richiamato nel terzo abito, una creazione di Maria Grazia Chiuri che ha riportato, con un ricamo nero su un peplo bianco, attacchi misogini e sessisti rivolte alla giovane Chiara sul suo profilo social. Prende il nome di “abito contro l’odio” per il messaggio di speranza e di augurio a cui cercano di mirare gli autori che hanno dato vita a questa creazione: “Vogliamo spronare tutte a fregarsene e ricordare alle donne di non farsi abbattere da chi odia, perché sono solo i pareri di chi ci ama a contare veramente “.

L’ultimo abito indossato da Chiara è “La gabbia”, composto da una tuta di jersey ricamata di strass intrappolata in una gonna di tulle. Questo abito prende ispirazione dall’opera di Jana Sterbak, un messaggio rivolto alle nuove donne del futuro, alle donne che saremo e che siamo state: alle donne di ieri, di oggi e di domani.

La forza comunicativa di Chiara su un palco immenso ha centrato il segno ancora una volta.