Bari ha perso uno dei personaggi più importanti della nostra comicità. La morte di Gianni Colajemma ha scosso l’opinione pubblica, non solo perché il coronavirus ha peggiorato la patologia per cui combatteva da tempo, ma perché il virus ha portato via dalla città un pezzo della storia teatrale barese.

In un momento di lucidità dopo la perdita, i figli hanno scritto qualcosa in memoria del loro padre, scomparso a soli 62 anni. Francesco e Giammarco hanno voluto ringraziare tutti per la vicinanza alla famiglia in un momento così tragico, mentre Giorgia ha scritto un post dove fa emergere tutta la rabbia contro il coronavirus e la gestione della pandemia, ma anche tutta la sua stima nei confronti del personale medico che nonostante sia sfiancato dalla situazione non si è mai arreso.

Solo io e Dio sappiamo quanto abbia amato quell’uomo, ed essere inondati e circondati da così tanto e troppo amore non fa che di me una donna ed una figlia orgogliosa, ma soprattutto onorata. E per questo sono grata, incazzata nera, ma grata a questa vita, perché mi ha permesso di prendere tutto ciò che potevo prendere per tempo, farlo mio e farlo diventare la mia più grande forza.

Devo a tutti i costi però, e sono certa che mio padre l’avrebbe fatto subito appena avrebbe avuto l’occasione di scrivere e denunciare, lanciare un grido. Un grido in rappresentanza di tutte le persone che come me hanno avuto e continueranno purtroppo ad aver a che fare con questa bestia spietata capace di rendere anche frustrante il lavoro di chi ci cura e ci salva la vita, di farli sentire impotenti difronte a persone di ogni età e di diventare per giunta per loro, in un momento in cui il conforto lo vorresti solo ed unicamente tu, il loro conforto. Il loro grido a noi è arrivato forte e chiaro.

Le tue parole, Dottoressa, rimarranno per sempre indelebili nella mia mente: “Pregate anche per noi, perché stiamo iniziando a perdere la lucidità e questo ci fa molta paura”. Che la vita di mio padre, e non solo, possa far arrivare a qualcuno questo grido di paura: per i giovani, per chi ha ancora una vita davanti e ha tutto il diritto di godersela e di non dover ridursi ad avere paura persino di chi con cura, umanità e devozione è lì senza fermarsi mai. Fate qualcosa per loro, fate qualcosa per alleggerirli e aiutarli ad essere lucidi e per poter dar fine a questa guerra troppo crudele e spietata prima che sia troppo tardi, come per molti già lo è.

Grazie a tutti i medici per aver trattato mio padre negli ultimi giorni della sua vita con rispetto coraggio e senza mai arrendervi e perdere la speranza. Grazie anche da parte sua, sono certa che l’avrebbe voluto fare e che avrebbe fatto tutto il possibile per far sentire forte la vostra voce e quella della tanta povera gente, vittima di questa vergognosa ingiustizia. Ringrazio l’Ente Ecclesiastico Ospedale Miulli.

Grazie anche a te, Antonio Decaro, per tutto quello che hai fatto per noi, oltre che un sindaco sei davvero una persona buona e speciale. Roberto Speranza e Michele Emiliano, a voi, un’attenta riflessione.