Il paziente in cura presso l’Istituto Tumori Giovanni Paolo II di Bari, dopo essere stato a stretto contatto con un familiare positivo al coronavirus, è risultato negativo al tampone. Il rischio quindi che il virus fosse entrato nell’Oncologico di Bari è stato scongiurato, ma la Fials in merito alla faccenda ha esposto i seri problemi riguardo alla sicurezza dell’ospedale in questa situazione di emergenza.

“La nostra segreteria aziendale – scrivono -, con nota prot. n. 92/SA/2020, aveva già denunciato delle fortissime criticità che l’Oncologico di Bari sta vivendo per l’emergenza COVID-19 e la disposizione in oggetto, non tranquillizza assolutamente tutti gli operatori del predetto nosocomio ma continua a mettere allo scoperto alcune falle che necessitano con la massima urgenza di una risoluzione”.

“Nel ribadire in toto quanto richiesto dalla nostra segreteria aziendale con nota prot. n. 92/SA/2020, questa O.S. proclama ufficialmente lo stato di agitazione dei propri associati di ogni ordine e grado operanti presso l’IRCCS “Giovanni Paolo II” di Bari, ivi compreso quello afferente alle ditte esterne”.

“Si chiede con la massima urgenza l’attivazione del TRIAGE all’ingresso principale e non telefonico (a tal proposito si chiede l’apertura di una istruttoria interna per verificare quanto accorso in data 10.03.2020 presso l’Oncologico di Bari in merito ad una paziente ambulatoriale, che tra l’altro risulterebbe essersi recata in Istituto senza prenotazione, alla quale è stato disposto un tampone orofaringeo). Il triage telefonico non garantisce sicurezza; prestazioni da erogare solo ed esclusivamente per le emergenze e non come disposto dalla Vs. nota prot. n. 5203 del 10.03.2020 che tra l’altro non menziona molte altre attività ambulatoriali come la Ginecologia ad esempio. Il DPCM 09.03.2020 è abbastanza chiaro e impone di limitare al massimo i contatti di ogni tipo; i DPI scarseggiano all’interno dell’Oncologico di Bari e non è assolutamente possibile pretendere dagli operatori tutti, l’esecuzione delle prestazioni giornaliere senza che a questi vengano garantiti i presidi di sicurezza. Il D.lgs. 81/08 è categorico e le norme stringenti del Governo sul COVID-19 lo sono altrettanto : tutti hanno famiglia, tutti hanno il sacrosanto diritto di preservare la propria salute, tutti hanno il sacrosanto diritto di lavorare in sicurezza; l’attivazione immediata del telelavoro per le categorie professionali che possono espletare tale tipo di prestazione; l’aggiornamento urgente del Documento di Valutazione dei Rischi; la verifica da parte dei D.E.C. dell’assegnazione da parte delle ditte appaltatrici, dei DPI ai dipendenti in servizio presso l’Oncologico di Bari e attivazione di severi provvedimenti in caso di inadempienze”.

“Ci risulta che all’Oncologico di Bari – aggiungono nel comunicato – continuano a transitare indisturbatamente, pazienti non urgenti, pazienti senza prenotazioni, utenti, rappresentanti e non vengono garantite le misure di sicurezza al CUP/TICKET etc…, insomma, allo stato attuale, per la FIALS, le misure di sicurezza in favore degli operatori sono assolutamente insufficienti e pertanto si proclama ufficialmente lo stato di agitazione chiedendo subito provvedimenti ad hoc”.

“Al Prefetto di Bari, – conclude la Fials – si chiede un autorevole intervento in merito e si rinnova l’appello all’Assessore alle Politiche della Salute Regione Puglia affinchè all’Oncologico di Bari, fosse destinato un congruo quantitativo di DPI”.