Pioggia di bonus sui sindacalisti dello stabilimento Bosch di Bari. Sulle teste di un manipolo cade anche una significativa maggiorazione di livello. Premi e prebende da un lato – tanto che alcuni di loro hanno rifiutato la lusinga -, mentre dall’altro si lotta col coltello tra i denti per tentate di ridurre gli esuberi a zero.

Gli operai piangono miseria e l’annullamento delle proprie vite, avendo l’azienda chiesto di gestire l’intero pacchetto dei giorni di ferie, ma non hanno mai avuto il coraggio di cambiare realmente le cose. Quando si sono rinnovate le cariche sindacali, infatti, il 70 per cento dei 1980 aventi diritto, hanno confermato la vecchia guardia. Sul latte versato non si piange mai, sopratutto perché il momento è delicato, esattamente come annunciavamo tre anni fa, quando chi ora vede gonfiarsi portafogli e salvadanaio rideva grasso.

Il 26 marzo prossimo è in programma un importante appuntamento romano. I vertici Bosch comunicheranno quali investimenti vogliono fare nello stabilimento barese, che partiva con 800 esuberi. Investimenti, quasi certamente legati a quanto lo Stato sarà in grado di supportarli. Nessuno può dirlo per il momento, così come non si conosce il settore su cui si vuole investire.

Esuberi, la parola che in questo momento preoccupa più di ogni altra. Con l’arrivo di due linee, una già operativa l’altra come previsto in funzione entro l’anno, si passa da 800 a 500 esuberi, ma c’è l’e-bike che assorbirà altre 50 unità e la questione Nonantola. Secondo gli annunci, una parte della produzione dello stabilimento Bosch del modenese dovrebbe essere trasferita a Bari.

Questo significherebbe lavoro per altri 250 operai. Gli ulteriori investimenti di cui parla l’amministratore delegato potrebbero azzerare gli esuberi, ma come direbbe Trapattoni: “Non dire gatto se non c’è l’hai nel sacco”. Siamo alle ipotesi, di cui è comunque necessario discutere, per evitare di cadere dalle nubi com’è successo finora molte volte ai sindacalisti baresi.