“Il nostro 118 in mare non interviene. Bisogna pregare il medico di turno per salire sulla corvetta”. Parole del direttore del Dipartimento salute della Regione Puglia, Giancarlo Ruscitti durante l’evento promosso dalla Cgil dello scorso 4 giugno. L’argomento principale era quello della creazione di una agenzia unica regionale per la gestione dell’emergenza ma il direttore ha parlato anche dei problema delle eventuali urgenze in mare.

L’intervento, però, non è piaciuto all’Ordine delle Professioni Infermieristiche visto che è un argomento che è già legge nell’ordinamento della Regione Puglia: “Si ricorda come la Regione Puglia con D.G.R. 28 dicembre 2009, n. 2624 Emergenza Soccorso Sanitario in Mare – Adempimenti  in un passaggio spiegava che L’esperienza maturata in questi anni dal Servizio di Emergenza Urgenza Sanitaria Territoriale (118) in Puglia ha evidenziato una disomogeneità tra i livelli assistenziali di risposta all’emergenza erogata “a terra” e i livelli assistenziali di risposta all’emergenza da assicurare nelle acque territoriali e sulla costa. Tale esperienza ha, quindi, di fatto rimarcato la necessità di un Servizio per l’Emergenza Sanitaria in mare da organizzare ed attivare nella Regione Puglia”.

“Nel 2011 è stato inaugurato il primo progetto sperimentale in Italia del soccorso sanitario in mare denominato Emersanmare. Alcuni Infermieri già in possesso dei requisiti indispensabili per il soccorso sanitario in mare, quale quello di bagnino di salvataggio, hanno seguito un training formativo avanzato poiché in letteratura il soccorso acquatico sia marino sia fluviale sono dichiarati soccorsi in “ambiente ostile”, ed hanno conseguito l’unica idoneità regionale di “infermiere qualificato al soccorso sanitario in mare e alcuni di loro già operano nel servizio d’Emergenza 118”.

“La partenza di un servizio d’emergenza sanitaria in mare sarebbe il superamento di uno stallo senza ragioni soprattutto in considerazione del fatto che la Puglia ha circa 850 km di coste, che è territorio nazionale le acque territoriali entro le 12 miglia marine e, in ultimo, si consideri quanta gente utilizza il mare sia per lavoro che per la diportistica e non solo. È inaccettabile pensare che la salute dei nostri cittadini possa essere affidata alla sorte individuata nel fatto che, nel momento di maggior bisogno di assistenza ci si possa trovare nella provincia o regione sbagliata non coperta da assistenza sanitaria 118 in mare”.