Il comitato cittadino denominato “cittadini per via sparano”, nato dopo la scissione di alcuni cittadini dal primo gruppo di lavoro nato sul web “salviamo via sparano”, si rimbocca le maniche. E nel tentativo di fermare quello che ritiene essere un gravo danno per la città di Bari ha indirizzato, in data odierna, al Prefetto di Bari, alla Sezione Controllo della Corte dei Conti, al Difensore Civico della Regione Toscana (competente per territorio) e per conoscenza al sindaco di Bari, al Segretario Generale del Comune, ai consiglieri comunali e al Responsabile Unico del Procedimento di Gara per il restyling di via Sparano, una nota in cui mette in risalto tutte le criticità del progetto.

I punti in discussione sono in tutto dieci: il mancato accoglimento della petizione; il concept del progetto; le richieste disattese del bando di progettazione del 2006 relative al verde e all’occupazione di suolo pubblico; il verde, la non partecipazione; la socialità e la fruibilità degli spazi; l’assenza di previsioni di intervento per i sottoservizi; la perdita del finanziamento; la revoca e l’annullamento in autotutela della procedura di gara; la fase di verifica e validazione del progetto alla luce del nuovo regolamento dei contratti pubblici.

“Questo progetto, simile ad un vaso rotto – dicono dal comitato -, i cui cocci non sono stati tutti recuperati, presenta ad oggi crepe pressoché insanabili e, se realizzato, porterà ad un collage di elementi disarticolati tra loro, che non consentiranno una lettura unitaria dello spazio, sebbene dotato di effetto cannocchiale”.

“L’espletamento di un concorso risalente a un decennio fa e la realizzazione di un progetto non più fedele nemmeno all’idea originaria – continuano  – vale davvero la distruzione di valori e la produzione di ulteriori criticità ad una cifra peraltro nemmeno ragionevole? La conoscenza degli esiti di progetti analoghi proprio nella nostra città non dovrebbe indurre ad una riflessione su quanto si sta compiendo oggi e che necessiterà di manutenzione quasi immediata e la riprogettazione nel breve periodo? Ed infine: la ricerca dell’innovazione a tutti i costi e la necessità di manutenzione ormai urgente per via Sparano può accontentarsi di questo progetto e di un iter colmo di sbavature?”.

Di seguito riportiamo il testo completo della nota diffusa dal comitato.

Lo scrivente comitato in qualità di Comitato Cittadino Spontaneo denominato “cittadini per via sparano”, della Repubblica Italiana (UE) costituito in Bari CM,  relativamente al progetto di  rifacimento di via sparano da Bari,  vuole riportare all’attenzione degli organi di controllo, le seguenti criticità:

Il malcontento della cittadinanza nei confronti del progetto, la cui gara di appalto scade il 7 luglio p.v., ha avuto inizio fin dalla proclamazione del progetto vincitore, avvenuta nel 2007 AD OPERA SOLO ED ESCLUSIVAMENTE DI UNA GIURIA DI ESPERTI, senza consultare la popolazione sulla scelta che si stava effettuando. Già nel corso dei 10 anni che sono intercorsi tra la proclamazione del progetto vincitore e il bando di affidamento dei lavori, la voce di protesta dei cittadini ha tentato di farsi sentire più volte, ma ottenendo scarsi risultati o, forse peggio, piccole modifiche quasi ininfluenti (le ultime datate febbraio 2016), che suonano più come “contentino” che come progettazione partecipata (vedi l’introduzione di striminzite fioriere che secondo l’amministrazione dovrebbero bastare a soddisfare la richiesta di verde urlata a gran voce dagli abitanti di questa città).

I temi a cui la popolazione si è mostrata più sensibile in questo decennio sono stati l’assenza di verde, l’espianto delle palme attualmente insistenti su via Sparano, la mancanza di ombreggiamento, le sedute scomode. L’apice della protesta è stato raggiunto negli ultimi mesi, a seguito della pubblicazione del bando di affidamento dei lavori e alla circolazione dei render definitivi del progetto.  I cittadini si sono mobilitati, riunitisi in comitati e gruppi spontanei, hanno letto e approfondito il progetto con l’aiuto di tecnici, e hanno deciso – come da loro diritto, ai sensi dello Statuto del Comune di Bari – di presentare una petizione popolare supportata da più di 4500 firme, che chiedeva la sospensione del procedimento di gara in atto, in modo da apportare migliorie al progetto che rispecchiassero le loro esigenze.

I firmatari hanno visto coinvolti un gruppo di cittadini fortemente eterogeneo, dagli abitanti del borgo murattiano, a quelli delle periferie, ai commercianti, a tecnici locali, a cittadini insediati da poco in città. Questo dimostra che la riqualificazione di via Sparano, strada di TUTTI i baresi, necessita di una partecipazione proattiva e allargata, non di una semplice “esposizione di un progetto già dichiarato vincitore” (in questo è consistito infatti il processo partecipativo fin qui svoltosi), che ha tentato di convincere la cittadinanza che quella fosse la migliore sorte possibile per la strada-simbolo di Bari, piuttosto che invitare la cittadinanza ad intervenire attivamente nelle scelte che vedono una trasformazione radicale del proprio spazio pubblico.

Dagli approfondimenti effettuati, nonché dall’ascolto delle istanze dei cittadini, si è rilevato che le criticità che il progetto a base di gara presenta sono molteplici e toccano diversi aspetti legati alla progettazione dello spazio urbano (dal verde alla socialità, ai sottoservizi, al significato identitario). Di seguito una sintesi che tecnici e cittadini hanno formulato a valle di ripetuti incontri e dibattiti sul progetto di restyling di via Sparano.

IL MANCATO ACCOGLIMENTO DELLA PETIZIONE.

Nella nota inviata dal Segretario Generale del Comune, dott. Mario D’Amelio, prot. N. 148321-II-9 di riscontro alla nota del Capo di Gabinetto, dott. Vito Leccese n. 146275-II-1, si chiedevano chiarimenti in merito alle prime 2227 firme della petizione popolare raccolte dal gruppo “salviamo via sparano”, depositate il 17 giugno presso l’ufficio protocollo del comune stesso.

Il dott. D’Amelio, con riferimento ai requisiti di ammissibilità della petizione, riporta quanto prescritto dall’art. 80 del Regolamento sul funzionamento del consiglio comunale, che richiede, oltre al domicilio dei sottoscrittori, il documento di riconoscimento.

Questa modalità, come già ampiamente esposto, non è richiesta, invece, dallo statuto comunale, che all’Art. 42, recita: “La raccolta di adesioni alla petizione può avvenire senza formalità di sorta in calce al testo comprendente le richieste che sono rivolte all’Amministrazione, con la sola indicazione del domicilio dei sottoscrittori.”

Si sottolinea, come, invece, sia lo Statuto Comunale, prevalente sul Regolamento anche secondo la sentenza di Cassazione, sez. un. Civ. 16 giugno 2005, n. 12868, che IMPONE l’applicazione della norma statutaria rispetto a quella regolamentare, anche perché entrambe di dettaglio, pertanto varrebbe l’art. 42, già citato.

Attendiamo, inoltre, ancora riscontro alle 1445 firme depositate, invece, secondo le prescrizioni dell’art. 80 del regolamento cons. com., ovvero con “l’indicazione del domicilio dei sottoscrittori e degli estremi del documento di riconoscimento”.

Ancora, il Segretario Generale, nella sua nota al Capo di Gabinetto, eccepisce la poca chiarezza del “petitum”, cioè della richiesta rivolta all’amministrazione.

Appare, invece, molto chiaro dalla petizione stessa che il “petitum” è l’adozione di una delibera consiliare di INDIRIZZO POLITICO, con la quale il consiglio, tenuto conto delle esigenze rappresentate dai cittadini, deliberi di chiedere al dirigente di sospendere la gara non ritenendo all’interesse pubblico quel progetto approvato (organo competente a cui assegnare la petizione il Consiglio Comunale).

Rifacendoci ancora una volta all’art. 42 dello Statuto, questo è già previsto: “La petizione è rivolta al Sindaco, il quale, entro quindici giorni, l’assegna in esame all’organo competente e ne invia copia ai gruppi presenti in Consiglio Comunale.”

Rammentiamo, inoltre, il “caso Paolini”, relativamente alla petizione circa lo spostamento del confine della circoscrizione Murat da via Quintino Sella a via Manzoni, presentata priva delle formalità richieste (mancava addirittura il domicilio dei sottoscrittori).

“Questo documento non presentava le formalità richieste in quanto in essa mancava l’indicazione del domicilio ma nonostante ciò si decise di discuterla e di votarla”, prosegue il consigliere comunale del Gruppo Misto (ex lista Emiliano), che invita ad animare un’articolata discussione su piazza Umberto in aula consiliare.

“Il suo inserimento nell’ordine del giorno del Consiglio comunale – conclude Paolini –  rappresenta, a mio avviso, un atto di democrazia sostanziale e di giustizia amministrativa”.  E forse, anche di buon senso.

Per la stessa democrazia sostanziale espressa da 4450 sottoscrittori della petizione (2915 ex. Art. 42 dello statuto e 1445 ex. Art. 80 del regolamento), la giustizia amministrativa e il buon senso chiediamo che venga accolta la nostra istanza e che tutti i consiglieri comunali ne richiedano l’iscrizione all’ODG del primo consiglio comunale, come indicato sia dall’art. 42 dello Statuto che dall’art. 80 del Regolamento (Se la petizione è sottoscritta da almeno mille persone, ciascun Consigliere Comunale può richiedere, con apposita istanza rivolta al Presidente del Consiglio Comunale, che il testo della petizione venga posto in discussione nella prima seduta utile di Consiglio).

IL CONCEPT DEL PROGETTO.

Il concept del progetto deve esprimere una idea che risulti comprensibile negli esiti concreti, inserendosi in un contesto complesso, un quartiere ottocentesco progettato, una strada le cui quinte sono costituite da edifici appartenenti ad epoche eterogenee, alcuni di notevole pregio architettonico. L’idea di base del progetto vincitore, quella della “strada-museo” è stata completamente stravolta; con l’eliminazione di tutte le sculture previste e si è passati ad un nuovo concept, seppur mantenendo parte del progetto iniziale (i basamenti delle sculture che diventano sedute, scomode) in una sorta di elaborazione di un nuovo concept ex post, operazione tutt’altro che valida da un punto di vista compositivo. Si legge nella relazione: “Uno dei cardini del progetto della nuova via Sparano – fare dell’asse pedonale un museo all’aperto in sintonia con altre esperienze del sud Italia (Cosenza ad esempio) – seppur presente, ha subito una riduzione a causa della non grande disponibilità di fondi.” Insomma i progettisti stessi lamentano un totale stravolgimento del progetto, snaturato nella sua idea fondante, e non per “colpa” dei cittadini che non hanno compreso un progetto “troppo colto per i baresi” (come gentilmente dichiarato dall’arch. Capogruppo Salimei in un’intervista), ma semplicemente per insufficienza di risorse. Cosi “I basamenti/sedute disposti lungo il percorso della strada non ospiteranno le sculture come previsto, rimandando ad un futuro, si spera prossimo, il compimento della strada-museo”(Relazione Progetto Architettonico). Insomma, ci dobbiamo accontentare solo dei basamenti, piuttosto che delle opere d’arte, che diventano per l’occasione delle scomode sedute, contravvenendo a qualsiasi minimo criterio progettuale, nonché logico. L’inserimento nel contesto territoriale di riferimento risulta inoltre completamente tralasciato. Da cosa dovremmo comprendere di essere a Bari in via Sparano e non in qualsiasi strada di qualsiasi altra città? L’architetto Salimei accusa chi protesta contro il suo progetto di non voler far diventare Bari una città europea. Ma se diventare una città europea significa diventare UGUALE a tutte le altre città europee, ebbene, preferiamo tenerci il nostro provincialismo e soprattutto la nostra identità. Le palme, seppur non apprezzabili da tutti i punti di vista, sono in ogni caso attualmente il segno distintivo di questa strada, una sorta di “concept emotivo” che nell’immaginario collettivo barese viene associato a via Sparano. Sebbene nell’assetto originale di via Sparano non fossero previste e si fossero levate anche proteste contro il loro inserimento, ormai sono parte integrante del paesaggio, e l’affezione dei baresi nei loro confronti è percepibile immediatamente ascoltando la voce dei cittadini per strada. Inoltre, restyling non può voler dire riportare via Sparano a come era originariamente, ossia senza palme e alberature, altrimenti, per assurdo, dovremmo anche re-istituire il tram e il traffico carrabile al suo interno.

LE RICHIESTE DISATTESE DEL BANDO DI PROGETTAZIONE DEL 2006: IL VERDE E L’OCCUPAZIONE DI SUOLO PUBBLICO.

Il bando aveva parlato chiaro: oltre che progettare il verde, il concorso avrebbe dovuto perseguire anche l’obiettivo di regolamentare l’occupazione di suolo pubblico (un regolamento sui dehors è ad oggi presente, ma va disciplinato relativamente al luogo specifico). Molto si sarebbe potuto prevedere: osservando i progetti partecipanti si nota che alcuni hanno recuperato ad esempio le tende ombreggianti scorrevoli su binari che hanno caratterizzato via Sparano in passato. La progettazione e l’ubicazione di ipotetici tavolini, sistemi di ombreggiamento o gazebi funzionalmente collegati agli esercizi commerciali (almeno a quelli attualmente presenti con possibilità di aggiornarli in futuro) avrebbero consentito di uniformarli, prevedendo possibili ubicazioni che si integrassero nel progetto, continuando a consentire il passaggio di uomini e mezzi, anche di soccorso. Ciò avrebbe inoltre consentito, nell’approfondimento del progetto, di elaborare con la Soprintendenza soluzioni condivise, chiarendo da subito l’inesistenza di quell'”effetto cannocchiale” che oggi si vuole salvaguardare, anche approfittando dell’assenza di previsione dei gazebi all’interno del progetto sottoposto alla Soprintendenza. . D’altronde nel parere espresso dalla stessa Soprintendenza in data 24.04.2014 si legge tra le prescrizioni:

“6. Si ritiene inoltre opportuno che codesta Amministrazione disciplini adeguatamente l’eventuale occupazione dello spazio pubblico della strada da parte degli esercizi ristorativi”.

Perché rimandare il problema ad esecuzione dell’intervento ultimata, come più volte hanno affermato il Sindaco e l’Assessore ai LL.PP.? Data la dimensione e l’importanza del progetto, si auspica che questo risulti coerente in tutte le sue componenti, compresi i gazebo, che, essendo tra di ingombro notevole, rischiano di essere uno degli elementi più visibili e caratterizzanti l’intera strada.

IL VERDE.

Soprattutto in una strada in cui la componente vegetazionale è presente diversi decenni non è possibile prescindere da questa componente fondamentale, che assicura molti vantaggi di natura ambientale, tra cui l’ombreggiamento, la ventilazione naturale, l’assorbimento di anidride carbonica, oltre che di natura percettiva. La scelta degli alberi può operarsi a seconda del contesto territoriale di riferimento e in base a studi sull’esposizione della strada e prendendo spunto dalle palme esistenti potrebbe integrarsi con le sedute in alcuni punti. L’aggiunta delle fioriere operata dal Comune solo nel febbraio 2016 a seguito di sollecitazioni è insufficiente a garantire tutti i benefici precedentemente menzionati. Dispiace inoltre che ancora oggi si stenti a considerare il verde come elemento fondativo del progetto dello spazio, che come tale deve essere opportunamente disegnato, immaginato, configurato e non aggiunto in un secondo momento al fine di poter dire che si sono rimpiazzate le palme esistenti. Non convince inoltre il posizionamento delle fioriere, che appaiono, oltre che potenzialmente pericolose nonché poco attraenti per chi voglia sedersi, perché poste in immediata prossimità degli incroci con strade carrabili, anche inidonee a svolgere la funzione di arricchimento estetico della strada, che apparirà in ogni caso spoglia ed incolore. Non a caso il comune ha provveduto a realizzare nuovi rendering in cui sono presenti fioriere con alberi dalle chiome variopinte e folte, – volgendo lo sguardo dei fotoinserimenti verso le traverse di via Sparano piuttosto che verso via Sparano stessa, o utilizzando nelle immagini il verde esistente come quello di piazza Umberto.

D’altronde anche il documento redatto dal Tavolo Tecnico, di cui si riporta qualche stralcio di seguito, convocato dall’ing. Milella del CNR e membro della Consulta all’Ambiente del Comune di Bari, ha messo in evidenza la carenza di verde del progetto, sottolineando i benefici che il verde apporta, invece, nei contesti urbani, tanto da non poterlo trascurare in un intervento come quello di via Sparano:

“Il tavolo tecnico sottolinea l’importanza della presenza di verde urbano all’interno delle città, che rappresenta sicuramente un aspetto positivo per la loro capacità di regolarizzare le temperature superficiali attraverso i processi evapotraspirativi propri del processo vitale della vegetazione e di partecipare alla riduzione delle isole di calore.”

“Lo strato verde ed il substrato assorbono e trattengono parte delle polveri sottili presenti nell’aria. Il verde, inoltre, tramite il processo di fotosintesi clorofilliana, assorbe anidride carbonica ed immette nell’aria ossigeno. Anche una piccola porzione di involucro verde contribuisce a disinquinare l’ambiente o quantomeno a rendere più vivibili le aree nelle immediate vicinanze.

Il verde, al contrario dei condizionatori elettrici, presenti in abitazioni private ed esercizi commerciali, che immettono calore nell’ambiente esterno, contribuisce all’abbassamento delle temperature esterne e riduce la necessità di raffrescare gli ambienti interni d’estate.

Oltre a essere un ottimo termoregolatore, il verde può creare l’habitat per animali e piante riportando un certo grado di biodiversità in ambienti urbani degradati.”

LA NON PARTECIPAZIONE.

Lo studio delle funzioni sociali espresse da via Sparano come spazio pubblico non appare essere stato approfondito. La conoscenza dei luoghi e delle modalità di utilizzo dello spazio così com’è avrebbero dovuto costituire una fase di analisi e studio essenziale, al fine di comprendere il valore espresso dal luogo nella vita e nelle abitudini delle persone che lo abitano. I vasconi prefabbricati assai vituperati hanno assolto per anni alla funzione di sedute dove sostano soprattutto anziani che guardano il passeggio, dove gruppi di ragazzi si danno appuntamento, dove le mamme chiacchierano mentre i bimbi giocano, dove i mariti attendono le mogli mentre fanno shopping, tutto ciò naturalmente all’ombra delle palme. La componente sociale, in una strada amata e frequentata dai baresi come via Sparano, è stata ignorata a tal punto da prevedere percorsi solo di tipo informativo piuttosto che partecipativo sul progetto, che lo ha condannato a cambiare in funzione di finanziamenti e prescrizioni ma non seguendo il filo logico tracciato da chi conosce ed ama il proprio territorio. Via Sparano avrebbe meritato più attenzione, più sensibilità da parte di quell’amministrazione che ha affermato di aver consultato i cittadini nel momento in cui ha esposto delle immagini rendendole pubbliche, senza neanche una spiegazione, o la possibilità di esprimere il proprio gradimento o il proprio disappunto.

LA SOCIALITA’ E FRUIBILITA’ DEGLI SPAZI.

L’arredo in un progetto urbano è parte integrante del luogo, proprio come lo è l’arredo delle abitazioni e deve essere immaginato tenendo conto di chi dovrà utilizzarlo. Uno spazio pubblico deve poter essere utilizzato da tutti: come tale deve prevedere la presenza di sedute comode, che consentano anche ad anziani, bambini, persone con difficoltà motorie, di poter godere dello spazio. Appare quantomeno illogico l’utilizzo dei vecchi (assurdo ritenerli tali perché non ancora installati, eppure è così!) basamenti delle sculture come sedute, prive della più elementare ergonomicità, a partire dall’altezza inadatta fino a giungere alla durezza e piattezza della seduta, fino all’assenza di schienale. Nessuna seduta di quelle presenti negli elaborati di progetto prevede lo schienale, ad eccezione di quelle ricavate sui lati delle fioriere (a stretto contatto con il passaggio delle automobili). Non da ultimo il posizionamento di molte panchine non sembra consentire l’uso sociale dello spazio, persino nei rendering i personaggi non interagiscono con altri soggetti!

Inoltre, i tanto osannati “salotti”, elemento portante del progetto di restyling vincitore, che dovrebbero permettere di assolvere la funzione sociale della strada, perdono in realtà sostanza nel momento in cui le sedute previste sono scomode, senza schienale, non ombreggiate né da alberi né da coperture. Insomma è un po’ come arredare il salotto di casa solamente con sgabelli.

L’ASSENZA DI PREVISIONI DI INTERVENTO PER I SOTTOSERVIZI.

Il progetto non prevede interventi sui sottoservizi esistenti, seppur fortemente datati, demandando ai gestori dei sottoservizi (ENEL, AQP, AMGAS ecc.) medesimi la possibilità di intervenire, cogliendo l’occasione dell’intervento ai fini della manutenzione/sostituzione dell’infrastruttura esistente. Già il documento elaborato dal tavolo tecnico della Consulta Ambiente evidenziava che l’assenza di programmazione degli interventi sui sottoservizi: “rende molto labile il crono programma, per la difficoltà di definire tempi di esecuzione certi, e crea le premesse, in caso di rottura delle reti esistenti, per interventi di riparazione e/o sostituzione che andrebbero a creare nuovi costi imprevisti per il rifacimento delle pavimentazioni”. Ciò comporterebbe sfalsamenti di difficile previsione e gestione nel cronoprogramma dei lavori, nonché difficoltà rispetto all’esecuzione dei lavori “per isolato” come si intende procedere secondo quanto dichiarato dall’assessore Galasso. Appare inoltre evidente che l’occasione dei lavori rappresenti quasi un “unicum” e che quindi avrebbe dovuto essere considerata come tale, in quanto qualsiasi intervento successivo dovrà necessariamente intervenire sulla nuova pavimentazione posta, con ulteriori costi e disagi per commercianti e cittadini.

LA PERDITA DEL FINANZIAMENTO.

La risposta è sempre la stessa: “non si possono perdere i finanziamenti, poi, dopo l’aggiudicazione dei lavori si potrà pensare a migliorie”.

Sono intervenute già 8 (otto) varianti.

In questa confusione non possiamo parlare di rendering ma di disegnini confusi. Si spostano i pupazzetti, si fanno crescere piantine in sedute improvvisate agli angoli delle vie. Poi si cambia, le piantine diventano alberelli.

Il finanziamento riguarda risorse spendibili con la programmazione 2014 – 2020, con bonus di due anni per la rendicontazione della spesa, quindi 2022, fatti.

Il Presidente del Consiglio ed il Sindaco della Città Metropolitana di Bari hanno sottoscritto “il patto per le città” il MIT, Ministero delle Infrastrutture e dei Traporti, ha assegnato alla Città di Bari con cofinanziamento UE e cofinanziamento nazionale ex  L.183/91, le risorse da spendere nella programmazione richiamata. Per altro dei circa 200 milioni di euro, assegnati, Via Sparano rappresenta la briciola con 4,6 milioni di euro riservati.

Tuttavia al tema, si sono aggiunti rimandi di responsabilità tra il Consiglio Comunale, organo di indirizzo politico e la Giunta organo di gestione.

In vero, oggi, la responsabilità è in capo al RUP, il Codice degli Appalti (D.Lgs. 50/2016) è davvero interessante.

Art. 22: (Trasparenza nella partecipazione di portatori di interessi e dibattito pubblico).

Qui l’Amministrazione è stata richiamata allo svolgimento di un Consiglio Comunale monotematico, aperto.

Art. 24: (Progettazione interna ed esterna alle amministrazioni aggiudicartici in materia di LL.PP.)

In pratica in economia si può provvedere alla ri-modellazione del progetto ai sensi della L. 109/94.

Art. 26: qui è lunga …  (Verifica della progettazione; art. 4, comma a) la completezza della progettazione; b) la coerenza e completezza del quadro economico in tutti i suoi aspetti; e) la minimizzazione dei rischi di introduzione di varianti e di contenziosi.

Molte note di riflessione per il R.U.P. che ha responsabilità dirette sul procedimento.

REVOCA E ANNULLAMENTO IN AUTOTUTELA DELLA PROCEDURA DI GARA.

Il Consiglio di Stato esemplifica i casi concreti che consentono ala Stazione Appaltante di fare marcia indietro

Sentenza del Consiglio di Stato Sez. V del 23.10.2014.

Senza spendere altre parole il RUP in autotutela può, anche se sembra che non ci siano le volontà, sospendere il bando d’appalto salvaguardando se stesso, tutti e non ultime le imprese che intendono parteciparvi. Fino a quando non sia intervenuta l´aggiudicazione definitiva rientra, dunque, nel potere discrezionale dell´Amministrazione disporre la revoca del bando di gara e degli atti successivi, laddove sussistano concreti motivi di interesse pubblico tali da rendere inopportuna, o anche solo da sconsigliare, la prosecuzione della gara (VI, 6 maggio 2013, n. 2418).

SOGGIUNTO, per completezza, che la giurisprudenza ha altresì chiarito: “che pure dopo l´aggiudicazione definitiva non è precluso all´Amministrazione appaltante di revocarla, in presenza di un interesse pubblico concreto specificamente indicato nella motivazione del provvedimento di autotutela (C.d.S., III, 26 settembre 2013, n. 4809; 11 luglio 2012, n. 4116);- che l´Amministrazione, invero, è notoriamente titolare del generale potere, riconosciuto dall´art. 21 quinquies della legge n. 241/1990, di revocare un proprio precedente provvedimento amministrativo per sopravvenuti motivi di pubblico interesse, oppure nel caso di un mutamento della situazione di fatto, o infine di una nuova valutazione dell´interesse pubblico originario;- che, con riguardo alle procedure ad evidenza pubblica, è pertanto legittimo il provvedimento con il quale la Stazione appaltante proceda, in autotutela, alla revoca dell´intera procedura di gara dopo averne individuato i presupposti…

LA FASE DI VERIFICA E VALIDAZIONE DEL PROGETTO ALLA LUCE NEL NUOVO REGOLAMENTO DEI CONTRATTI PUBBLICI.

La fase di verifica e validazione del progetto costituisce uno dei momenti essenziali del procedimento di approvazione del progetto stesso. La corretta fase di verifica e validazione del progetto protegge la pubblica amministrazione dalle richieste delle imprese sugli aspetti progettuali. per verifica s’intende il controllo della documentazione progettuale, per ciascuna fase (preliminare, definitivo ed esecutivo), con riferimento ai seguenti aspetti di controllo: affidabilità, completezza ed adeguatezza, leggibilità, coerenza e ripercorribilità, compatibilità. Per validazione del progetto (posto a base di gara) s’intende l’atto formale che riporta gli esiti delle verifiche eseguite e fa riferimento rapporto conclusivo redatto dal soggetto preposto alla verifica. Quindi la verifica deve essere eseguita in ogni fase progettuale mentre la validazione è il momento conclusivo della verifica e deve essere eseguita prima dell’appalto dei lavori, tanto è vero che gli estremi della validazione devono essere riportati sul bando di gara.

Siamo sicuri che il progetto rispetti tutti gli spetti di affidabilità, completezza ed adeguatezza, leggibilità, coerenza e ripercorribilità, compatibilità? e che la verifica  abbia accertato in particolare i seguenti aspetti?:

  1. a) la completezza della progettazione;
  2. b) la coerenza e completezza del quadro economico in tutti i suoi aspetti;
  3. c) l’appaltabilità della soluzione progettuale prescelta;
  4. d) presupposti per la durabilità dell’opera nel tempo;
  5. e) la minimizzazione dei rischi di introduzione di varianti e di contenzioso;
  6. f) la possibilità di ultimazione dell’opera entro i termini previsti;
  7. g) la sicurezza delle maestranze e degli utilizzatori;
  8. h) l’adeguatezza dei prezzi unitari utilizzati;
  9. i) la manutenibilità delle opere, ove richiesta.

Gli interrogativi senza risposta sono molti e il soggetto incaricato del procedimento di verifica, in ogni fase di progettazione, e validazione finale del progetto è il responsabile unico del procedimento (RUP).

Non appare chiarita inoltre la modalità di partecipazione attiva che porterebbe a varianti in corso d’opera (nella misura massima del 5% dell’importo totale, come definito dalla legge) che dovrebbero rispecchiare le istanze dei cittadini, non producendo ovviamente alcuna variazioni sostanziale al progetto, apparendo più orientata all’apertura rispetto a scelte quasi del tutto ininfluenti sugli esiti progettuali.

Ripensare il progetto in termini più semplici, intervenendo primariamente sulla pavimentazione esistente, integrando con filari di alberi (che possano anche “alleviare” il dolore dei tanti cittadini baresi affezionati alle palme da oltre 40 anni), preferibilmente a foglie caduche, in modo da consentire un maggiore soleggiamento invernale e ombreggiamento estivo, nonché una variazione di colori sulla strada a seconda delle stagioni, a cornice della sezione stradale, con sedute comode e utilizzabili da tutti, ponendo attenzione agli ombreggiamenti delle stesse sembrerebbe la soluzione auspicabile.