«Vengo da Corato, una delle città coinvolte dall’incidente ferroviario 12 luglio. Io ogni giorno prendo il treno per andare all’università e quel giorno non ero sul treno per un puro caso. Ogni giorno mi siedo nelle prime carrozze e lì incontravo e salutavo Luciano, uno dei macchinisti che purtroppo ha perso la vita nell’incidente. Noi in quei treni ci sentiamo a casa, ma adesso abbiamo paura. Voglio chiedere: come possiamo tornare alla normalità, come possiamo abbattere questa paura e continuare, riprendere ad essere felici su quei treni che sono i nostri treni, la nostra seconda casa?».

A parlare è Anna D’Introno, ragazza coratina che, alla Festa degli Italiani, a Cracovia, nell’ambito delle manifestazioni per la Giornata Mondiale della Gioventù, ha interrogato papa Francesco, cercando conforto e chiarezza.

Il Santo Padre ha risposto a braccio: «Quello che è successo a te è una ferita. Alcuni sono stati feriti nell’incidente nel corpo e tu sei stata ferita nel tuo animo, nel tuo corpo, nel tuo cuore, e la ferita si chiama paura. E quando tu senti questo, senti la ferita di uno shock. Tu hai subito uno shock che non ti lascia star bene, ti fa male, ma questo shock ti dà anche l’opportunità di superare te stessa, di andare oltre, e, come sempre nella vita succede quando noi siamo stati feriti, rimangono i lividi o le cicatrici, e la vita è piena di cicatrici, la vita è piena di cicatrici!».

«Sempre avrai il ricordo di Luciano e di tutti quelli che non ci sono più, perché sono mancati nell’incidente  e tu dovrai, ogni giorno che prendi il treno, sentire la traccia di questa ferita, di quella cicatrice, di quello che ti fa soffrire. Tu sei giovane, ma la vita è piena di questo».

«La saggezza umana, imparare ad essere donna saggia è proprio questo: portare avanti le cose belle e le cose brutte della vita. Ci sono cose che sono bellissime, ma anche succede il contrario. Quanti giovani come voi non sono capaci di portare avanti la vita con la gioia delle cose belle e preferiscono lasciarsi stare, cadere sotto il dominio della droga e lasciarsi vincere dalla vita. Alla fine la partita è così: o tu vinci, o la vita ti vince».

«Vinci tu la vita! Fallo con coraggio e con dolore, e quando c’è la gioia fallo con gioia, perché la gioia ti porta avanti e ti salva da una malattia brutta: diventare nevrotica».