Capelli e occhi neri come la pece. Sguardo sveglio e sorriso contagioso. Claudio è troppo simpatico, difficilmente rifiuti di farti lavare il parabrezza dell’auto al primo semaforo di via Napoli, subito dopo l’uscita della tangenziale di Bari. Claudio, 14 anni, un giovedì qualunque di febbraio, alle 10.30 del mattino aspetta paziente che il semaforo diventi rosso. Tra le mani ha la ramazza e una bottiglietta d’acqua col tappo bucato. Chiede l’elemosina, ma dovrebbe stare a scuola, a imparare l’italiano e tutto ciò che gli potrebbe servire a diventare uomo.
La nostra lingua la parla male nonostante abiti a Bari da circa un anno, nella zona vicina al centro commerciale Bariblu. Vorrebbe andare a scuola – così ci dice – ma i genitori, impegnati a lavare vetri ad un altro semaforo dall’altro lato della città, non ritengono sia una cosa indispensabile, purtroppo come non lo ritengono necessario i tanti automobilisti che a Claudio riempiono le tasche di spiccioli, svuotandogli un pezzo per volta il futuro. Decidiamo di dare la foto di Claudio all’assessore al Welfare del Comune di Bari, Francesca Bottalico. Magari si può convincere i genitori a mandare il ragazzino a scuola, a socializzare coi suoi coetanei.
In due campi Rom di Bari sono stati avviati alcuni interessanti progetti di inclusione, che prevedono assistenza continua da parte di alcuni educatori all’interno degli stessi campi e progetti in rete con le scuole e l’intera classe. Tutti i bambini almeno dei due campi maggiormente monitorati ora hanno un pediatra, un servizio di odontoiatria pediatrica sociale e la frequenza a scuola si è quasi raddoppiata, anche grazie ad un lavoro continuo di responsabilizzazione delle famiglie con la costituzione di una cooperativa sociale su un campo e di associazione di donne Rom sull’altro.
In rete con la Asl il monitoraggio socio sanitario è continuo sui campi e nei luoghi per quanto possibile segnalati di volta in volta. I campi censiti, però, sono cinque, di cui solo uno autorizzato, senza contare quelli che ospitano tanti altri bambini come Claudio. A volte non si tratta di strutture organizzate, ma semplici baracche, in cui si cresce senza neppure immaginare di poter avere un futuro diverso da quello dell’espediente. La prossima volta perdete un po’ di tempo, provate a segnalarlo quel bambino che vi ha impietosito al semaforo, lo aiutereste certamente più di quanto non crediate di fare dandogli 10 centesimi.