Su una cosa il coordinatore del 118 barese e responsabile del pronto soccorso dell’ospedale della Murgia, Antonio Dibello, ha ragione da vendere: la drammatica sorte di Domi Martimucci potrebbe non essere definitivamente stata archiviata e in tribunale ci si potrebbe finire davvero. Non è escluso possa essere chiamato un giudice a ricostruire la gestione dei soccorsi al giovane morto a 26 anni in seguito alle gravissime ferite riportate nell’attentato dinamitardo alla sala giochi Green Table di Altamura.

A gonfiare il petto in occasione della presentazione del nuovo sistema di telecardiologia c’era anche lui, Antonio Dibello. “La incontrerò in Tribunale”, ci ha detto come si vede nel video, driblando le domande sui soccorsi assicurati quella sera. Evidentemente, Dibello – non nuovo alla fuga quando si tratta di dare spiegazioni – sa che Francesco Papappicco e Francesca Mangiatordi andranno avanti, per dimostrare la loro completa estraneità alle infamanti accuse contenute nei tre procedimenti disciplinari di cui sono stati oggetto. Procedimenti disciplinari voluti proprio dal coordinatore del 118 e direttore del pronto soccorso dell’ospedale della Murgia.

Forse non ha risposto alle nostre domande: “Perché non è il momento, stiamo parlando di telecardiologia“.  Lui quella notte non c’era in ospedale al coordinamento della gestione della maxi emergenza. Non era certamente obbligato a essere presenti – ci mancherebbe – ma non può non sapere cosa dicono i referti compilati dal suo personale. Domi Martimucci giunge in pronto soccorso alle 00.54, come si evince dal secondo procedimento disciplinare ai danni di Papappicco. Il giovane in fin di vita viene accettato alle ore 01.21 (25 minuti dopo l’arrivo in ambulanza), ma soprattutto la prima tac gli viene fatta solo alle ore 02.25 (ben 91 minuti dopo).

Sarà che qualcuno riteneva Martimucci già morto? Su questa vicenda si deve fare chiarezza, in modo da individuare i veri responsabili. Nella quarta puntata del complotto ordito ai danni dei due professionisti, ormai all’ottavo giorno di sciopero della fame, segnaliamo che la dottoressa Mangiatordi aveva denunciato diverso tempo prima della strage le criticità del triage e della sala rossa, proprio i luoghi in cui si dovette gestire il caso disperato. Nella risposta alle lamentele della Mangiatordi, inviata da Dibello il 6 marzo (allegato 1), il direttore minaccia per ben tre volte il procedimento disciplinare.

Non commentiamo i toni della lettera, che riteniamo oltremodo irrispettosi del lavoro di una professionista stimata. Senza contare la missiva di cui vi abbiamo già parlato, quella firmata da alcuni medici strutturati dell’ospedale della Murgia, per prendere le distanze dalle denunce della dottoressa Mangiatordi. Lettera con la quale il direttore sanitario dell’ospedale della Murgia, Alessandro Sansonetti, diceva a Dibello:  “puoi pulirti il culo”. Uno scritto mai protocollato, ma inserito nel procedimento disciplinare, poi effettivamente arrivato cinque mesi dopo la tragedia di Altamura.

Nella stessa riunione di cui vi abbiamo dato conto, quella in cui Dibello sventola la lettera dei suoi fedeli sottoposti, Sansonetti esclama: “Ma il problema è la Mangiatordi? Qua è una processione che si lamenta”. È lo stesso direttore sanitario dell’ospedale a confermare che in pochi sopportano il direttore del pronto soccorso. Sansonetti qualche tempo prima, invece, aveva ammesso la difficile situazione per il doppio incarico di Dibello. Evidentemente il direttore non accetta si possa mettere in discussione il suo comando, ma come al solito alle domande fuori dal coro non risponde. Con il passare dei mesi si è assistito al capovolgimento della faccenda, in cui qualcuno ha persino scritto di come si stia cercando un appiglio per punire Papappicco. Le nostre decine di articoli con denunce dettagliate, arricchite da documenti e immagini finora mai contestati, diventano il male da combattere.

La strategia migliore per distogliere l’attenzione da una gestione scellerata delle due strutture sanitarie, come l’utilizzo degli straordinari per organizzare l’ordinaria amministrazione. Circostanza vietata dalla legge.  Succede anche altro per la verità. Nei cinque mesi successivi alla strage di Altamura, c’è tutto il tempo per rafforzare l’impalcatura dei procedimenti disciplinari ai danni di Mangiatordi e Papappicco, ingiustamente additati come le pecore nere da isolare, quelle che vogliono farsi pubblicità. E allora Dibello invita Sansonetti ad alzare i toni: “Questo fuoco va spento, ma non come pensi tu. Ci sono tutti i presupposti per spegnerlo”. Quando il direttore si accorge di non avere sponda lascia la stanza contrariato per non essere riuscito a persuadere il suo diretto superiore a punire il medico con la schina dritta. 

È forse da questo momento in poi che si costruisce l’alternativa. Bypassare Sansonetti, nemmeno presente al convegno sul rilancio dell’ospedale della Murgia, niente affatto polo di eccellenza come qualcuno vuole far credere, e coinvolgere Montanaro. L’unico evento che accomuna Papappicco e Mangiatordi, infatti, è la bomba di Altamura dove, guarda caso, emergono tutte le pecche già segnalate dai due medici in catene relativamente al 118 e al pronto soccorso dell’ospedale della Murgia. Sarà per questa ragione che resta ancora in piedi il primo dei due procedimenti disciplinari combinati a Papappicco. In questa storia forse il vero problema siamo noi e più precisamente quel “rompicoglioni di Loconte”.

Nel procedimento nei confronti di Papappicco, inspiegabilmente ancora in piedi, si tira fuori il “falso” problema della richiesta di intervento dell’elicottero, che avrebbe ridotto al minimo i tempi di centralizzazione di Domi Martimucci al Policlinico. Nessuna assoluzione, ma una censura per la Mangiatordi, in modo da scongiurare la possibilità di continuare a far sapere alla gente quanto la gestione delle strutture potesse in qualche modo essere causa di gravi conseguenze. Montanaro, il direttore generale della Asl di Bari, non può certamente ammettere di essere stato fatto salire da Dibello sulla pericolosa giostrina senza saperlo. Da qui probabilmente il conseguente silenzio del presidente Emiliano, che la situazione la conosce bene, esattamente come conosce bene la faccendaccia della telecardiologia. Storia sulla quale a nostro avviso ci ha messo oltremodo la faccia.

La conclusione, a questo punto della storia, è che i due medici digiunano da 8 giorni per combattere l’omertà calata su quella notte di pessima gestione operativa del 118 e del pronto soccorso dell’ospedale diretti da Antonio Dibello. Ieri, poi, scadevano i tre mesi di preavviso previsti dalla legge prima che le dimissioni di Dibello diventassero effettive, come comunicatogli dal capo del personale della Asl di Bari, Francesco Lippolis. Pare che le dimissioni siano rientrate e che il dottore sia rimasto al timone delle due strutture, anche in considerazione della mancata attivazione del pronto soccorso della Mater Dei, che secondo alcune indiscrezioni avrebbe dovuto dirigere.In questo caso, però, non è arrivata nessuna conferma. Di sicuro non c’è una comunicazione ufficiale sull’eventuale sostituto dell’attuale coordinatore del 118 e direttore del pronto soccorso dell’ospedale della Murgia.

Dottor Dibello, in conclusione ci lasci dire che certamente è stato a suo modo “esaustivo” nella lettera di risposta alle denunce della dottoressa Mangiatordi. Certamente, però, non è stato “superiore a Lei”.  Non è superiore né alla dottoressa né a nessun altro. Probabilmente lo diventerà quando deciderà di rispondere alle nostre domande, assumendosi le responsabilità che le competono.