Amtab a pezzi, non si ferma la strage di autobus innocenti costretti a lavorare fino allo sfinimento. Domenica, giorno tradizionalmente dedicato al riposo settimanale, da trascorrere insieme ai propri cari, magari al calduccio di un confortante ricovero per anziani ricordando i bei vecchi tempi ormai andati.

Sono all’incirca le 20, il nostro eroe ignoto, stanco, esausto, stremato da una giornata di lavoro, sta percorrendo via Crispi, intravede ormai la fine del turno quando, all’improvviso, un sussulto, poi un altro e un altro ancora. Accusa un malore, rallenta, si ferma, si accascia. Tenta strenuamente di portare a termine il suo compito, ma non c’è niente da fare, deve arrendersi. Il peso degli anni, portati con orgoglio e molti acciacchi, ormai si avverte. Sente, in cuor suo che sarebbe dovuto andare in pensione da un pezzo, ma l’azienda gli ha imposto di continuare e lui, fedele servitore, non ha potuto fare altro che rispondere: obbedisco!

E così, se ne va nel compimento del suo dovere, tra le ire immeritate dei passeggeri.