Dopo essersi incatenati nella giornata di ieri ai cancelli della Asl di Bari, i due medici del 118 Francesco Papappicco e Francesca Mangiatordi hanno spostato la loro sede di protesta all’ospedale della Murgia, nonché sede di lavoro del medico del Pronto soccorso. Si oppongono al procedimento disciplinare arrivato cinque mesi dopo il loro intervento successivamente all’attentato alla sala giochi di Altamura.

A sostenere Mangiatordi e Papappicco, questa mattina, il sindaco di Altamura Giacinto Forte il quale, dopo aver espresso la propria solidarietà ai due, ha incontrato il direttore sanitario dell’ospedale della Murgia, Alessandro Sansonetti, prima sul luogo di protesta dei due medici e successivamente nel suo studio privato.

Nel video si possono vedere le fasi della discussione tra il Sindaco di Altamura, il direttore sanitario e i due medici in protesta, raggiunti da alcuni colleghi e utenti. Dopo un primo chiarimento, ognuno difendendo le proprie posizioni, gli operatori sanitari incatenati hanno ottenuto insieme al primo cittadino Giacinto Forte un incontro con il direttore generale della Asl di Bari.

Nel frattempo abbiamo raggiunto al telefono Vito Montanaro, per capire quali fossero le intenzioni dell’azienda sanitaria alla luce della clamorosa protesta attuata dai medici del 118. «Il procedimento va avanti – ha sottolineato Montanaro – se ne occuperà l’UPD (Ufficio Procedimenti Disciplinari), un organismo terzo, esterno alla vicenda, mentre i due medici potranno difendersi accompagnati da un avvocato o da i sindacati che rappresentano».

Nello specifico non è dato sapere per quale motivo esatto sia stato puntato il dito contro Mangiatordi e Papappicco. Quel che siamo riusciti a sapere è che le accuse sono di diversa natura, anche se quando gli abbiamo chiesto se le accuse riguardassero le loro competenze mediche, il direttore generale non ha confermato né smentito. «Sui due medici abbiamo ricevuto molteplici segnalazioni. Per questo è stata attivata una commissione ad hoc per capire se fosse necessario attivare nei loro confronti un’azione mirata. Quel che è certo è che mai un procedimento disciplinare è finito davanti a un giudice. È infatti probabile che la questione si risolva internamente all’azienda. Ciò che non mi spiego – ha concluso il direttore generale Montanaro – è perché i medici anziché arrivare a incatenarsi non abbiano chiesto un incontro con me. Non avrei detto di no».