«Non lascio scoperto il territorio. Riprendo subito a lavorare e resto al quartiere San Paolo». La dottoressa del 118 rimasta tramortita dalla bomba carta fatta esplodere in Viale delle Regioni, a ridosso dell’ambulanza intervenuta per soccorrere un uomo al civico 13, non vede l’ora di tornare in postazione. «Lavoro al San Paolo da abbastanza tempo per essere convinta che non sia stato un attentato, ma solo una bravata, dettata forse dall’idiozia di chi non ha calcolato le eventuali gravi conseguenze. Sono certa che quel petardo non sia stato fatto esplodere con l’intenzione di far male. Ci siamo trovati in situazioni diverse, ci hanno minacciato più volte, ma non siamo mai stati aggrediti fisicamente».

Resta il danno all’orecchio. L’esplosione della bomba carta ha fatto letteralmente spostare l’ambulanza, ha quasi mandato in frantumi i vetri dei piani alti e tramortito il medico di turno, dimessa ieri in tarda mattinata. «Ho riportato un danno alle ciglia delle cellule uditive – spiega – La deflagrazione mi ha fatto esplodere la testa, non saprei come altro descrivere quella sensazione. Tutto è partito da un fischio costante nell’orecchio. Me ne sono accorta molto tempo dopo, a fine turno. Senza pensare che ci fosse qualcosa di grave sono andata a fare un controllo, e così mi hanno diagnosticato una grave ipoacusia bilaterale sensoriale». Praticamente ci sono delle cellule morte, ma al momento non esiste un esame che possa distinguere tra quelle compromesse irrimediabilmente e quelle solo tramortite. Così come non si può capire quando quel fischio andrà via. È diccifile, soprattutto quando sono in silenzio o in mezzo al caos».

L’episodio è grave ma non ha impaurito la dottoressa coraggiosa che ogni giorno dà l’anima per il lavoro che ama. «È la gente a darmi la forza di andare avanti e non mollare, ogni giorno – conclude – Lavoro sul territorio da dodici anni e non ho intenzione di lasciare, per passione e spirito di abnegazione. Da parte mia c’è e ci sarà sempre grande entusiasmo. Al San Paolo ormai ci conoscono. La brava gente del quartiere ha il diritto di avere un’assistenza adeguata».