Ventitrè anni fa, la città di Bari affrontò una delle prove più importanti della propria storia. Al porto attraccava la nave Vlora, con a bordo oltre 20mila clandestini dall’Albania. Oggi, al Comune di Bari si commemorano quei giorni e si celebrano quegli uomini – baresi e albanesi – che vissero l’emergenza.

Alla cerimonia hanno partecipato il sindaco di Bari Antonio Decaro, l’assessora al Welfare Francesca Bottalico, il Prefetto di Bari Antonio Nunziante, il Console albanese Breshanaj Naureda e esponenti della vita politica e amministrativa di quegli anni.

Dopo la visione di uno stralcio del film documentario LA NAVE DOLCE di Daniele Vicari e gli interventi dei presenti a cura dell’Amministrazione comunale di Bari sono state consegnate le Stele nicolaiane della solidarietà a: Anna Dalfino, vedova di Enrico Dalfino, sindaco dell’epoca, a Luca Turi fotoreporter barese e alla memoria di Liborio Loiacono, cronista della Gazzetta del Mezzogiorno.

«Oggi ricordiamo una vicenda che ha segnato la storia della nostra città – ha dichiarato il sindaco Decaro – Una città che ha legato il suo destino al mare. Dallo stesso mare da cui 23 anni fa arrivava a Bari la nave Vlora. Una nave che dall’Albania traghettava sulla nostra costa la speranza di 18.000 persone che fuggivano da uno stato di dittatura e oppressione alla ricerca di un futuro migliore nel nostro paese, che la televisione descriveva come un paradiso da raggiungere.
In questi giorni mi sono spesso chiesto cosa avrei fatto se fossi stato io Sindaco di Bari in quella situazione.
Non so se avrei avuto tanta forza d’animo e il coraggio necessari. È per questo che qui, oggi, voglio ricordare con rispetto e grande ammirazione la prova di solidarietà e senso istituzionale del sindaco Enrico Dalfino, la sua forza e la sua grande umanità.
Bari ha accolto quelle persone come esseri umani e non come qualcosa da trasferire da un posto ad un altro fino al rimpatrio nel proprio paese. Un paese dal quale queste persone erano fuggite, in condizioni estreme mettendo a repentaglio la propria vita e quella dei propri famigliari. Nessuno credo potrà mai dimenticare le immagini dei ragazzi, che poco più che bambini, si buttavano in mare per respirare, come abbiamo visto in questo video.
Io dal Sindaco Dalfino voglio prendere esempio, e credo che in un momento come questo ogni amministratore debba prenderne esempio. Perché una città che accoglie è una città migliore. Ed è con grande orgoglio che oggi voglio ricordare la capacità straordinaria di accogliere e prendersi cura degli altri, che i baresi hanno dimostrato in quella occasione 23 anni fa.
In una situazione complicata come quella i baresi non hanno avuto paura e non si sono fatti travolgere da sentimenti negativi. Hanno aperto le porte della propria casa per ospitare le donne e gli uomini che, affamati ed assetati, cercavano conforto nella nostra città. In tanti hanno offerto il proprio tetto e il proprio cibo senza chiedere nulla in cambio.
Questo mi rende fiero di far parte di questa comunità e di rappresentare la mia città, e spero che questo non cambi mai. Spero che Bari resti sempre aperta e disposta a dare solidarietà e conforto a chiunque abbia bisogno del nostro calore.
Ma questa non è solo una storia di accoglienza, è anche una storia di integrazione. È una storia che ha cambiato il volto della nostra città.
Molte di quelle 18.000 persone furono rimandate nel loro paese di provenienza, ma tante sono rimaste nella nostra città, arricchendo il nostro tessuto sociale e contribuendo alla crescita della nostra città con la loro storia e le loro tradizioni. Io ringrazio il Console e tutti i cittadini albanesi, a cui dico che non li abbiamo mai considerati degli ospiti, non lo sono più da tanto tempo, sono a tutti gli effetti cittadini baresi».