La diagnosi dell’Alzheimer, secondo i ricercatori, potrebbe avvenire prelevando del sangue e, in caso di livelli di rame elevati, si interverrebbe con una Pet in grado di monitorare la quantità di Glicoproteina-P, ovvero la glicoproteina  responsabile dell’efflusso della placca beta-amiloide dall’interno all’esterno del cervello.

«Se io ho 80 unità di Glicoproteina-P – ha spiegato il direttore di Biofordrug, Nicola Colabufo – potrò stimolarle attraverso un induttore e spingerle a fare il lavoro di 100 unità. Ma se ne ho già 30, non posso stimolarle a lavorare di più: sarebbe addirittura dannoso».

Sullo studio, sperimentato su 2.000 pazienti nel corso degli ultimi cinque anni, ha posto attenzione il Ministero della Sanità e il 21 giugno verrà presentato il “kit diagnostico della patologia” che consentirà ai pazienti di scoprire l’Alzheimer al primo stadio.

«Poter monitorare lo stato di salute di questa proteina in soggetti non affetti da Alzheimer ma che presentano fattori di rischio – continua Colabufo – ha portato a capire che effettivamente quella proteina va monitorata poichè è responsabile della progressione neurodegenerativa del soggetto, che normalmente avviene nell’arco dei 10 anni dopo che la Glicoproteina-Pcomincia a perdere in termini sia di espressione sia di attività».

6 giugno 2013

Erica Introna