La lettera è firmata da Artelier, sartoria artistica, unica in Puglia, che si occupa della progettazione e realizzazione di costumi per il cinema e teatro e che ha contribuito alla costruzione dei costumi di molte delle opere andate in scena al Petruzzelli e non solo. Nella missiva, indirizzata al Capo dello Stato e a tutte le istituzioni locali e nazionali, Artelier denuncia il tentativo della Fondazione lirico sinfonica “Petruzzelli e Teatri di Bari” di escluderla dalla possibilità di collaborare con l’ente lirico-sinfonico. A dimostrazione, la sartoria correda la lettera con una lunga serie di documenti. A Fuortes chiediamo anche noi risposte senza giri di parole, altrettanto documentate.

Ci sarebbero presunte irregolarità nella gara d’appalto per la fornitura dei costumi di scena dell’Otello. Su tutte ci ha colpito una frase: “Gli importi e le modalità di pagamento saranno concordate e condivise con l’eventuale aggiudicatario” di cui facciamo fatica a rintracciare il significato. Se poi i preventivi sarebbero dovuti pervenire a mezzo fax o posta elettronica non certificata, il quadro generale non è confortante. Anche in termini di trasparenza.

Così come riportato nella missiva, a riguardo della richiesta di preventivo, durante un colloquio con i responsabili di Artelier, il commissario avrebbe dichiarato che l’atto con cui si invitavano i partecipanti a produrre un preventivo era stato firmato dal direttore amministrativo dell’ente, Longo, ma redatto dal direttore degli allestimenti, Lagattolla, che scopriamo essere un professionista a contratto. Alla luce di questo non rientrerebbe nei suoi compiti né la redazione di atti amministrativi nè il ricoprire il ruolo di responsabile unico del procedimento (RUP). Questa circostanza parrebbe confermata dallo stesso Longo che, stando sempre a quanto scritto nella denuncia, dichiara: “di non essere stato d’accordo con il contenuto del medesimo invito, ma di averlo firmato sotto forti insistenze del sig. Lagattolla il quale, in una riunione avvenuta tra i tre, sosteneva di poter riuscire a far realizzare i costumi dello spettacolo con 80.000 euro”. In effetti, nelle due procedure sul sito del Petruzzelli, Lagattolla compare tra i referenti di informazioni di carattere amministrativo (foto 1 e 2).

A questo punto ci sorgono una serie di perplessità. Se quanto scritto nella lettera corrisponde al vero, come mai un direttore degli allestimenti, quindi un tecnico, svolge mansioni amministrative che non brillano per trasparenza e dietro il sostanziale beneplacito di direttore amministrativo e commissario straordinario? Perché il direttore amministrativo firma documenti che non redige e soprattutto non condivide, apparendo essenzialmente succube di un suo sottoposto? Sarebbe come chiedere al capomastro dei muratori che costruiscono un supermercato di occuparsi dell’amministrazione fiscale del supermercato stesso.

Le possibilità sarebbero tre: o Fuortes, Longo e Lagattolla si sono “distratti”, o hanno agito in malafede, oppure ancora spinti da pressioni esterne avrebbero favorito qualcuno. In tutti i casi c’è da domandarsi se sia opportuno che un ente come la fondazione Petruzzelli sia gestito da amministratori distratti o in malafede o non liberi da condizionamenti.
Scorrendo tra le pagine della lettera-denuncia, apprendiamo che il 13 novembre scorso, sul sito della Fondazione sarebbe comparsa una seconda procedura per il medesimo Otello: una “indagine di mercato” per raccogliere le disponibilità a partecipare alla realizzazione dei costumi, nonostante la prima procedura non risulta né annullata né, immaginiamo, sia andata deserta. Perchè quindi due procedure per lo stesso servizio?
Se non era stata annullata, che fine hanno fatto i preventivi proposti?
Senza contare che, come si legge nella lettera di Artelier, dalla scadenza della presentazione delle offerte (26 novembre 2012) alla consegna dei costumi (5 gennaio 2013) sarebbero passati solo 24 giorni lavorativi (foto 3 e 4). Poco più di tre settimane entro le quali l’eventuale vincitore avrebbe dovuto produrre tutti gli incartamenti necessari alla stipula del contratto, prendere le misure di circa 123 persone, accordarsi con la costumista, rifornirsi di tessuti e materiali, ovviamente confezionare, far provare, stirare, imballare e consegnare un totale dei quasi 270 “pezzi” che compongono le 123 vestizioni.
Com’è possibile in soli 24 giorni?

Dobbiamo pensare, che l’ente lirico abbia cercato di favorire alcune realtà a scapito di altre? Ci auguriamo di no poiché sarebbe stato violato il diritto al lavoro, costituzionalmente sancito, della Artelier come di chiunque altro. Oppure dobbiamo immaginare che la Fondazione Petruzzelli abbia incrementato il numero dei sarti attualmente in organico (solo due) fino a formare una sartoria interna? Speriamo non sia così dal momento che, se fosse stato fatto, sarebbe in evidente contrasto con le norme che regolano l’assunzione di personale in enti pubblici e para-pubblici, visto che la Fondazione non ha bandito nessun concorso per sarti.
Dobbiamo spingerci a immaginare che un soggetto para-pubblico come l’ente lirico, forte dei suoi oltre 12 milioni di fondi pubblici, divenga “concorrente” di una cooperativa di produzione lavoro come Artelier sita a qualche centinaio di metri dal teatro? Ma la valorizzazione dei soggetti territoriali, la limitazione della migrazione dei talenti, la meritocrazia, la trasparenza, l’equità, esistono? Se sì come e dove trovano declinazione?
O sono divenuti cantilena buona solo per qualche convegno?

Il quadro che questa documentazione dipinge ci ha portato a interrogarci su più di un’incongruenza. Troppe e tutte insieme perché non vengano notate e perché gli enti di controllo non se ne occupino. La Fondazione barese, è bene ripeterlo, viene sovvenzionata dai cittadini, con oltre 12 milioni di euro annui.  E sono i denari che ne consentono la vita. Forte di un tale capitale (pubblico), qualsiasi ente sarebbe in grado di fare azioni di vero e proprio bullismo e, dietro la comoda maschera della crisi economica, potrebbe portare, come inevitabile conseguenza, alla morte di realtà imprenditoriali locali che, nel caso di Artelier, hanno dimostrato il proprio valore anche in prestigiosi contesti italiani ed esteri.
Questo sarebbe solo l’inizio di una storia ricca di omissis e contraddizioni, dimenticanze e distrazioni; una storia che merita l’attenzione di tutti.