Rispetto per chi c’era prima, ma sguardo subito proiettato al futuro. Così si è presentato questa mattina alla stampa Stefano Colantuono, nuovo tecnico del Bari, affiancato dal presidente Cosmo Giancaspro e dal direttore sportivo Sean Sogliano.

L’ex allenatore, tra le altre, di Udinese e Atalanta prende il posto di Roberto Stellone: “Saluto cordialmente il vecchio mister”, specifica. “Nel calcio noi siamo gli anelli deboli, i primi a pagare. È un buon allenatore, un bravo ragazzo, ha idee, potrà rimettersi in pista e dimostrare chi è. So cosa vuol dire fare questo mestiere, non do colpe all’allenatore e non parlerò di suoi eventuali errori. I ragazzi devono essere dispiaciuti del fatto che sia stato allontanato e rimboccarsi subito le maniche. Io li ho visti già molto disponibili a dare il massimo”.

Per Colantuono non è un passo indietro tornare ad allenare in serie B: “Quando ti chiama il Bari – dichiara – non puoi stare a guardare la categoria o la classifica. Venni a vedere un Bari-Parma al San Nicola e ricordo che tra me e me dissi chissà, un giorno… Per me adesso Bari è la società più importante d’Italia. Voglio fare bene, a prescindere dalla serie in cui giochiamo”.

Poi il mister si sofferma sul lavoro da fare sul campo: “Dobbiamo mettere sicuramente a posto qualcosa, altrimenti ora non sarei qui io a parlarne. Siamo attardati rispetto ai progetti iniziali, ma ci vuole pazienza, perché la fretta è una cattiva compagna di viaggio. Scusatemi se non ho voce, l’ho persa in questi giorni”. Si è fatto sentire sul terreno verde, con specifiche richieste per la squadra: “Voglio intensità e aggressività, spero che questo Bari sia come me. In alcune circostanze la squadra ha perso male, deve essere più attenta e concentrata”.

L’occasione arriva subito, con due partite di fila in casa, contro Spezia e Carpi: “Dobbiamo fare bene”, insiste Colantuono. “Il Bari può giocare per le prime posizioni, ha le potenzialità per farlo, poi è chiaro che il posizionamento in classifica può dipendere anche da un filo d’erba. Ci sono, però, concetti per me inderogabili, che devono essere espressi sempre. Non tutte le ciambelle usciranno col buco, capiterà che giocheremo male, ma anche in quelle occasioni la squadra deve essere squadra. I quattro punti dall’ottavo posto non sono tantissimi: se sapremo interpretare subito le cose al meglio, possono essere pochi”.

In campo andranno sempre i più pronti, a prescindere dall’età e dal loro trascorso in comune o meno col mister: “I giovani ci sono e a me non frega niente della carta d’identità: io devo vincere le partite, faccio giocare chi mi fa vincere, i presidenti vogliono i punti. È vero, ho allenato già De Luca, Brienza, ma anche Basha e Cassani. Con Peppe ho già parlato. Lui con me ha esordito in serie A, sa quello che ho sempre pensato di lui e sa cosa deve fare per meritarsi spazio. La stima che ho nei confronti di Franco è stata dimostrata negli anni: ho sempre provato a portarlo con me, ovunque sia andato. Per la categoria è un lusso, da lui mi aspetto tanto”.

In vista, per i biancorossi, potrebbe esserci il cambio di modulo tanto agognato dai tifosi: “In questi giorni abbiamo lavorato sul 4-3-3, perché il 4-4-2 i calciatori lo conoscono già. I moduli, però, contano relativamente: se attacchi con pochi giocatori fai fatica a far gol, se difendi con pochi fai fatica a difenderti. Abbiamo fatto tanti allenamenti in questi giorni, due doppie sedute all’inizio, perché io e il preparatore atletico cercavamo diverse risposte dai ragazzi, non è una punizione. Le mie regole, però, sono certe e sicure, e da lì non si scappa”.

Una battuta finale su Michele Armenise e Giovanni Loseto, baresi doc che Colantuono ha voluto nel suo staff: “Michele è con me da tanti anni, Giovanni lo conosco da tantissimo tempo: ho chiesto al presidente di averli con me e lui mi ha accontentato”.

Da parte della società, dunque, c’è tutta la voglia di supportare il nuovo allenatore. Questo, però, non vuol dire puntare il dito contro Stellone, come tiene a precisare il direttore sportivo Sogliano in chiusura di conferenza: “Il cambio di allenatore – precisa – per la società è un trauma. Giustamente il ds, se fa quello e non fa il team manager, è giusto che sia chiamato in causa e prenda una decisione. L’unica cosa che mi ha dato fastidio è stata sentire che ci possa essere stato un cambio per questioni personali o di disaccordo tra ds e mister. Io non faccio scelte personali, le faccio tutte per il bene de Bari, anche quelle sbagliate. Non cambierei mai un allenatore per motivi personali”.