La ripicca della F.C. Bari nei confronti del sacrosanto diritto di fare informazione si è materializzata nel peggiore dei modi. La scelta della società di ricorrere al silenzio stampa, conferma l’incapacità di gestire l’ormai appiattita comunicazione biancorossa. Generalizzare in questo modo il comportamento di alcuni colleghi o pseudo tali, conferma una frattura che credevamo risanata. Nel giro di 24 ore si è passati dalla telefonata scherzosa con il collega che da sempre segue la squadra, anche in ritiro, a quella perentoria dell’esclusione dalla tribuna stampa dei non tesserati all’Ordine dei Giornalisti.

Scelta sacrosanta nel caso allo stadio non entrassero a sbafo cani e porci e non ci fossero altri accordi fatti in passato: sette accrediti per le partite casalinghe destinati a chi scrive del Bari su testate giornalistiche, in attesa dell’iscrizione alla casta. Un accordo equo, usato malamente come ricatto ogni qual volta qualcuno “sgarra” in una posizione non allineata a quella societaria.

Abbiamo rinunciato più volte a scrivere fatti spiacevoli, come l’ubriacatura di due calciatori della primavera. L’elenco potrebbe continuare. La nostra, però, non è una ripicca. Bene avrebbe fatto la società a smentire chi aveva diffuso notizie errate e bene farebbe Camplone a prendere provvedimenti personali nei confronti dei chiacchieroni casomai ritenesse di essere stato personalmente danneggiato. La filastrocca: per colpa di qualcuno non si fa credito a nessuno, non può funzionare in questo caso. Trincerarsi dietro il silenzio stampa, ad eccezione dei contratti sottoscritti dalla Lega di serie B, conferma ancora una volta la parzialità della gestione Paparesta e come questo Bari non sia di quanti amano i colori biancorossi, ma di quelli che con la sciarpa al collo restano allineati e coperti.

Ieri la squadra è uscita dal campo tra i fischi di tutti. Il mezzo silenzio stampa ha dato solo l’impressione di una fuga, con il prestesto del caso Camplone, l’unico che per ora non ha responsabilità e al quale auguriamo una pronta guarigione. Il Bari e i tifosi hanno bisogno di lui, un po’ meno di questo assurdo modo di gestire la comunicazione.