Lo sfogo di Elio Di Summa, presidente della Uisp Bari, corre su Facebook. Sulla sua pagina personale, ma anche su quella istituzionale dell’Unione Italiana Sport per Tutti. Al centro della polemica il mancato svolgimento di Vivicittà. Anche quest’anno, per la terza volta consecutiva, la manifestazione non si farà.

“Grazie alla complicità di una serie di cause anche quest’anno Vivicittà nella città di Bari farà passo. E farà passo fin quando qualcuno continuerà a credere che organizzare eventi di questo tipo, mezze maratone e maratone, si possa fare con ciciri e sementi. Senza poter contare su un contributo pubblico degno di tale nome”.

“Vivicittà è una corsa popolare con una tassa di iscrizione che può variare dai 6 agli 8 euro – continua Di Summa nel suo lungo monologo – per di più parte di questa quota, una cifra che ogni anno variava dai 10 mila ai 12 mila euro, ogni anno veniva donata in solidarietà”. Per organizzare la manifestazione “ci vuole una barca di soldi. Una barca di soldi che noi riuscivamo a reperire in parte con i contributi pubblici e in parte con la dotazione di beni materiali ricavati dalle sponsorizzazioni. A Bari sono morte prima Barincorsa, poi Barimaratona e infine Vivicittà”.

“Per quello che abbiamo fatto – conclude Di Summa – per quello che abbiamo seminato, non meritavamo un trattamento simile. Lo sport non può e non deve essere trattato come un figlio di un Dio minore. E chi come noi organizza questi eventi, perché di eventi si tratta, non può e non deve essere trattato come un mendicante che pietisce con il cappello in mano. Pur operando in un quadro di alto e nobile volontariato, noi meritiamo rispetto. Un riequilibrio si impone. La differenza tra quanto Regione Puglia e Comune di Bari spendono per la cultura e quanto invece per lo sport è esorbitante. Parliamo di un’enormità di milioni a fronte di qualche centinaia di migliaia di euro. Semplicemente indecente, per non dire vergognoso”.

Vivicittà era uno degli appuntamenti della primavera Uisp fondata sul binomio sport e solidarietà. In 29 anni ha elargito circa 350mila euro a famiglie bisognose, persone diversabili e bambini malati. Un impegno che evidentemente le istituzioni hanno smesso di apprezzare.