In vista dell’arrivo a Bari del ministro dell’Interno, Angelino Alfano, il senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri, in una lettera aperta, auspica che la visita del ministro non sia solo vetrina, che per metter Bari in condizione di sicurezza bisogna creare un’infrastruttura che assicuri tali condizioni.

Signor Ministro,
il suo arrivo a Bari annunciato per lunedì prossimo è stato anticipato da un messaggino del presidente del Consiglio Renzi sullo smartphone del sindaco di Bari. Il premier assicura, insieme al suo arrivo, anche quello dei rinforzi per rispondere alla pressante richiesta di sicurezza che viene innanzitutto dai cittadini. Segno dei tempi, si dirà, i tempi in cui scelte anche decisive e delicate si fanno e si annunciano con un tweet.
Peccato, signor ministro, che spesso siano anche il segno di uno scollamento preoccupante tra la gravità reale di quel che succede, ormai da tempo, nel capoluogo pugliese, come pure in tutta l’area metropolitana, sul fronte della criminalità e della sicurezza e gli strumenti effettivi ed efficaci messi in campo.
Peccato che messaggini, slide, tweet, streaming e così via, invece che il mezzo tecnologico più avanzato per informare velocemente sulle cose fatte e che si stanno facendo, si siano trasformati troppo spesso nel mezzo tecnologicamente più avanzato per annunciare e non fare.
E, quindi, arrivano i rinforzi. Questa volta arriveranno. Non sono ancora arrivati, dall’ultima volta che sono stati promessi. Eppure Bari li reclama da tempo. E non solo i rinforzi. Non basteranno certo i militari di cui pure abbiamo auspicato la presenza.
Bari, nonostante la quantità e complessità delle vicende e delle storie criminali, può contare principalmente sul sistematico e personale sacrificio e impegno di magistrati e forze dell’ordine. Categorie entrambe ferocemente penalizzate sotto il profilo della esiguità di organici, mezzi e risorse economiche.
Bari è la città dove gli uffici giudiziari non hanno ancora una sede dignitosa sia per gli operatori della giustizia sia per i cittadini.
E’ la città senza una rete efficace ed efficiente di videosorveglianza, in cui il degrado spesso sposa il disagio. A Bari la povertà non arretra e aumenta anche il bisogno di medicinali gratis perché curarsi costa troppo. E’ la città del Cie e del Cara. E dei migranti lasciati nelle tende da oltre un anno nell’ex Set. E’ la città in cui chiudono i negozi e le imprese scappano dalla zona industriale.
Bari è la città in cui clan si sparano addosso e si ammazzano in mezzo alla gente come niente fosse e si accolgono i boss fuori dal carcere con i fuochi pirotecnici in mezzo alla strada; dove scippi, rapine, estorsioni, traffico di droga, armi e usura sono solo la punta dell’iceberg. Sotto – e neanche tanto velatamente come ci dimostra l’ultimo scandalo scoperchiato da una inchiesta giudiziaria sull’Amiu, dove sarebbe stato assunto nientemeno che un notissimo boss della criminalità barese – si muove veloce una corrente che pervade sistemi produttivi, istituzioni, società, luoghi culturali.
Questa corrente si chiama mafia e fa parte integrante della nostra città. Ha ragione la giornalista della Gazzetta Carmela Formicola quando dice, nel suo editoriale di giovedì scorso, che c’è chi sottovaluta e chi fa finta di niente, ricordando che già nel 2014 una donna del quartiere Enziteto sapeva che all’Amiu venivano assunti i mafiosi prima ancora della inchiesta della magistratura targata 2016.
E allora ben vengano i rinforzi, signor Ministro. Lo speriamo vivamente. Ma non ci si fermi qui.
Questi episodi criminali, pur profondamente diversi tra loro, sono accomunati dal filo rosso di ciò che ormai ha superato i tratti dell’emergenza ed è diventato cronico smantellamento di ogni regola.
Quel filo rosso è legato non solo alla sicurezza e alla criminalità che la testa non l’ha mai abbassata, ma anche al tessuto sociale e urbano di questa città. E’ legato al welfare, alla capacità di assumerci insieme pubblicamente le nostre responsabilità, ciascuno per la sua parte, di unire idee e sforzi, di farci testimoni di un modello culturale che promuova la chiarezza e bandisca l’ambiguità.
Bari richiede sinergie tali che all’aumento esponenziale delle persone in difficoltà e delle nuove povertà in questa città con le piazze e i quartieri offerti al degrado urbano e alle pratiche illegali, corrisponda l’altra faccia della medaglia, quella di una politica capace di parlare con i fatti, di togliere humus all’attrattiva criminale e di offrire validi strumenti di sostegno e di superamento del disagio.
Bari saprà rispondere con forza e coraggio. Perché BARI è anche e soprattutto la città di persone perbene, di un sistema produttivo sano, che non si vuole arrendere all’arroganza del malaffare. Bari sa riconoscersi  nel rispetto delle regole, nel senso di solidarietà reciproca e nelle istituzioni che dovrebbero efficacemente non solo fornire servizi, ma essere l’esempio più diretto e sostanziale di come si debba stare insieme ed essere comunità.