Fabio Losito si tira indietro disgustato e, dalle pagine del suo blog, attacca l’attuale assetto politico cittadino, chiedendo scusa a quanti ha convinto a votare Decaro all’ultima tornata elettorale.

Dopo 5 mesi dalle elezioni, sento il dovere di chiedere scusa a tutti coloro cui mi sono rivolto per sostenere la candidatura dell’attuale Sindaco di Bari. Non è semplice fare i conti con una realtà che evidentemente non sono riuscito a leggere per quello che era. Non ho capito che Bari stava per diventare una enclave del tracotante renzismo. Per ben 6 anni ho avuto un ruolo che solo adesso riesco realmente a comprendere fino in fondo: sono stato la foglia di fico di una sinistra immaginaria. Ho avuto la presunzione di poter essere più forte di un sistema che ho sempre voluto scardinare e mi sono illuso che il nuovo Sindaco avrebbe potuto produrre un deciso cambio di passo rispetto all’esperienza precedente. Non ho compreso che invece sarebbe diventato l’epigono di un premier spavaldo e ciarliero, spocchioso ed inconcludente. Non nascondo di provare vergogna per aver profuso il mio impegno, per aver esposto la mia faccia e per aver finanche prestato la mia arte alla definizione di tale disegno. L’unica consolazione è rappresentata dal fatto che ho avuto il coraggio di non lasciarmi irretire dalle promesse di contentini, per riprendere la mia strada e non diventare un suddito ricattabile come tanti. Sono tornato al mio lavoro, quello che mi ha consentito di guadagnare autonomia già da giovanissimo. Anche se per molti l’attività del musicista è considerata alla stregua del mendico, potrò continuare a camminare a testa alta.

Negli anni del mio mandato, mi ha spesso stupito il silenzio assordante rispetto a fatti che gridavano vendetta ed oggi che ho ritrovato la libertà di dire la mia, senza filtri e senza mezzi termini, non intendo rinunciarvi. Viviamo un momento storico che ci presenta un quadro politico desolante. Non saranno ulteriori operazioni politiciste a restituire fiato e gambe alla sinistra italiana. Per questo scelgo di tornare ad esercitare la critica dal basso, come unica pratica politica possibile. Ho il privilegio di ricevere in dono il riconoscimento di tanti migranti, che negli incontri casuali, per strada, mi salutano sempre con grande affetto, pur nella consapevolezza del cambiamento intervenuto. Questo a differenza dei tanti che hanno smesso finanche di riconoscermi, dal momento in cui sono decaduto dal ruolo istituzionale pro tempore.

Ho iniziato a pensare ed agire politicamente fin da ragazzino e non avrei mai immaginato che questo mi avrebbe portato a vivere le esperienze che ho vissuto ed a maturare l’attuale, amara, consapevolezza. Non riuscirei a smettere di informarmi e leggere gli eventi utilizzando lenti critiche, inforcate e levigate per un paio di decenni. Ho sbagliato tutte le valutazioni nel percorso di avvicinamento alla scadenza elettorale. Avrei dovuto sottrarmi, o spingere affinché la sinistra avesse un proprio candidato. Non l’ho fatto. Mi sono fidato, per l’ultima volta, di Nichi Vendola e dei suoi cortigiani. Ho condiviso l’idea che Decaro fosse il migliore candidato possibile, tanto da essere tra coloro che lo hanno invitato a cimentarsi nell’impresa. Ho preso un abbaglio che difficilmente potrò dimenticare e che potrà valermi da insegnamento. Per questo chiedo scusa a chi si è fidato di me e di una lettura errata di quanto stava per accadere. Mi auguro di non perdere la stima e l’affetto delle persone che mi hanno sempre guardato con occhi disinteressati.

Anche se Renzi è riuscito a dire che il posto fisso è anacronistico nello stesso contesto in cui ha manifestato l’intenzione di regnare fino al 2023, il futuro non può spaventare. Ne vedremo delle belle!