La bocciatura del sindaco Antonio Decaro della norma che vietava la nomina di parenti entro il secondo grado di assessori, consiglieri comunali e di municipio, all’interno dei consigli di amministrazione delle municipalizzate, ha sollevato un polverone, tanto da costringere l’ufficio stampa del Comune a rilasciare una seconda dichiarazione dopo la prima diffusa nella giornata di ieri.

Due i punti di vista, quello della maggioranza di centro sinistra, qui di seguito nel comunicato del primo cittadino, e la risposta del centro destra, tramite le parole del senatore D’Ambrosio Lettieri, coordinatore cittadino di Forza Italia, Grande Città di Bari.

Il testo integrale del Sindaco:

«Voglio ribadire che per le nomine di mia competenza non intendo indicare  parenti e familiari di assessori, consiglieri comunali e municipali nelle aziende partecipate, né tanto meno i cosiddetti “trombati della politica”.  Intenzioni queste, che ho dichiarato pubblicamente durante la campagna elettorale, ribadito ieri in aula consiliare e che continuerò a sostenere nei fatti al momento delle scelte che in qualità Sindaco sarò chiamato a fare. Questo, senza dover sottostare a emendamenti o indicazioni regolamentari di nessuna componente politica sia di maggioranza che di minoranza.

Sulla vicenda specifica degli emendamenti respinti, è opportuno spiegare a tutti, cittadini in primis, che le norme nazionali (legge Severino D.lgs. 39/2013, il TUEL- testo unico degli enti locali, il Codice etico e la Carta di Pisa, documento programmatico a cui il Comune di Bari ha già aderito nel 2013) dettano precisi  criteri e fissano limiti giuridici, in alcuni casi, molto più restrittivi rispetto alle proposte presentate negli emendamenti in questione.

Ho sottoscritto l’11 gennaio scorso, giorno della mia candidatura alle primarie per diventare sindaco di Bari, un regolamento con tutti i cittadini, attraverso il quale ho preso un impegno che sono deciso a rispettare. Impegno che riguarda anche le nomine delle aziende dalle quali dipende la gestione quotidiana della vita della nostra città».

La risposta del senatore D’Ambrosio Lettieri:

«La fiducia è una cosa seria, che si dà alle cose serie, recitava negli anni
’60 il mitico Carosello per la réclame di un noto formaggio. Ma non vedo
proprio cosa ci possa essere di serio nella bocciatura di una norma che
intendeva mettere nero su bianco un principio fondamentale di trasparenza e di
buona amministrazione: vietare la nomina nei cda delle aziende municipalizzate
e partecipate, dei parenti di assessori, consiglieri comunali e dei municipi,
entro il secondo grado.
Seria, semmai, è la norma bocciata vergognosamente da una maggioranza che,
senza colpo ferire, disattende alla domanda di chiarezza e di regole certe che
proviene dai nostri concittadini.
Il sindaco chiede poi alla città di mangiare pane e fiducia che come
companatico risulta piuttosto indigesto considerata realtà e prassi per niente
rassicuranti che hanno caratterizzato le vicende delle municipalizzate del
capoluogo e che nel segno della continuità, a giudicare da quello che abbiamo
visto in consiglio comunale ieri, sembrano allungarsi anche in questa
amministrazione.
Chiedere al Consiglio di indicare le linee guida di indirizzo sulla materia e
poi lasciarsi le mani libere, invocando le prerogative proprie del sindaco e
una generica fiducia nelle future scelte etiche, risulta quantomeno
contraddittorio.
È inevitabile che un simile atteggiamento generi sospetti. Non abbiamo alcun
dubbio sulla buona fede del sindaco, ma non basta il riferimento alle norme
previste nella legge Severino, o nei principi esposti nella Carta di Pisa e nel
Codice Etico a dissipare i dubbi sul perché le cosiddette  norme anti-
parentopoli non siano state recepite nei regolamenti comunali. Sarebbe stato
auspicabile, quanto opportuno. Un gesto di responsabilità e di trasparenza da
parte della maggioranza. Evidentemente, per la sinistra, più della diagnosi e
della relativa terapia, hanno contato le controindicazioni. Meglio le mani
libere».