Chi di Facebook ferisce di Facebook perisce. Martedì, alle 8.36, sulla pagina dell’Amiu Puglia compare un post: “A Carbonara, d’accordo con il Municipio IV, abbiamo implementato le postazioni per la raccolta differenziata specialmente nelle zone critiche, diminuendo quelle per l’indifferenziata. Quindi ora non ci sono più scuse: atteggiamenti e scene come questa non saranno più tollerate. In questi giorni vigili urbani ed ispettori ambientali stanno già effettuando sanzioni ai danni di chi non conferisce correttamente o non rispetta gli orari. Basta poco per mantenere la città pulita!” Sotto la scritta, con tanto di perentorio appello alla pulizia, campeggiava una bella immagine del filotto di cassonetti lindi e pinti.

Uno spettacolo inusuale. Le fotografie scattate oggi, a quello stesso filotto di cassonetti, raccontano un’altra storia. La diffida del sindaco all’Amiu sta evidentemente cadendo nel dimenticatoio. In via Randaccio la situazione peggiora di giorno in giorno. Le condizioni più generali della città sono quelle che vi abbiamo documentato venerdì scorso. Ma torniamo a Carbonara, di fronte a quella che sarà la nuova sede del Municipio. Passati tre giorni i bidoni della differenziata sono stracolmi, con buste ovunque. Non stiamo parlando di ingombranti lasciati nottetempo o sacchetti con resti di cibo, pannolini e altro rimmato buttati fuori orario. Solo plastica, nient’altro, che non viene raccolta da tre giorni.

Al netto degli incivili e degli zozzoni, i baresi s’impegnano anche a fare la raccolta differenziata, ma con quali risultati? Bari si conferma una città capace di generare disservizi a catena, nonostante i cittadini paghino le tasse come in qualsiasi altra città d’Italia. Riorganizzate il servizio con gli utili sbandierati ai quattro venti oppure azzerate il management.