Caro Giuseppe,

in vent’anni di carriera non mi era mai capitato di vedere niente di simile. E non mi riferisco alle disperate condizioni in cui eri costretto a sopravvivere. Parlo piuttosto della buona volontà che ha sconfitto in maniera netta la burocrazia. Tre mesi dopo la nostra denuncia, eccoti entrare nella tua casa. Sì, perché quella in cui vivevi, in mezzo ai topi e nella sporcizia assoluta non era una casa. Hai rischiato di morire perché qualcuno pensa che bruciare vivo un disperato sia un gioco divertente. Persino tu, arcigno e pieno di problemi, non hai saputo trattenere la felicità. Non sarai solo, avrai al tuo fianco alcuni educatori, i vicini di casa, don Franco Lanzolla e gli amici delle associazioni che ti hanno tenuto per mano. Ciò che vorrai essere davvero, però, dipende solo da te. Nessuno, oltre te, può decidere di smettere di ubriacarsi o di trattare con rispetto e gratitudine chi ti sta accanto. In tanti non credono che sarai davvero capace di voltare pagina. Noi, al contrario, vogliamo crederci, sperando con tutto il cuore di vederti andare avanti. La casa è solo il primo passo. Ora non hai più scuse. Ti facciamo un in bocca al lupo per l’intervento chirurgico a cui dovrai sottoporti. E se mai dovessi incontrare il carabiniere che ha permesso di accendere i riflettori sulla tua storia, ringrazia anche lui. L’assessore Francesca Bottalico l’hai ringraziata a dovere. Noi ci vediamo molto presto.

Buon fortuna – bari.ilquotidianoitaliano.it