Per giorni ho provato in tutta Italia a cercare una coppia omosessuale che volesse raccontarci la propria storia, che volesse raccontare le proprie difficoltà, quanto la sentenza nel nostro paese rappresenti qualcosa più dello zero assoluto.

Una chiacchierata senza pregiudizi, senza commenti sarcastici e sorrisini sulle labbra. Un confessionale vero, senza  intermediari e cose scomode da tagliare. Mi sono rivolto a circoli gay, alle associazioni di “categoria”, ad amici, a chiunque, ho persino bloccato persone per strada. I gay sono dappertutto, ma quando li cerchi per venire fuori dal guscio se ne stanno rintanati.

Le scuse? “Avete fatto di noi carne da macello”, “sarà sicuramente una trappola”, “mi vergogno”, “la mia vicina di casa non sa che sono gay”, “non ci farete dire ciò che pensiamo realmente”… Potrei continuare all’infinito. Eppure, i normali – quelli che si sentono tali – mi avevano detto: “il mondo è dei gay, vedrai che non ci metti molto a trovare qualcuno che voglia denunciare, commentare, indignarsi, protestare, testimoniare, parlare, urlare, arrabbiarsi, piangere, battere i pugni e pure i tacchi”. Invece lo zero assoluto.

Salvo poi sfilare con i lustrini nei gay pride di tutto il mondo, parlare di arte, storia e filosofia con grande acume, conoscenza. “Perchè i gay sono più sensibili, sanno ascoltare, sono più educati”. Macché sono stronzi e pieni di sé come tutti gli altri. E come tutti gli altri quando si comportano così li prenderei a schiaffi uno a uno. L’indignazione va manifestata, va messa in piazza, non la potete vivere solo nei vostri circoli culturali, nelle vostre feste a tema, nelle vostre sfarzose sfilate.

Certo, per carità, comprendo il pudore, la vergogna, la rabbia, la voglia di mandare a fancu.. il mondo intero. Fare le vittime non serve a niente, non serve al disoccupato che vuole mangiare, al pensionato che non riesce ad arrivare a fine mese, al laureato che lavora al call center. Non serve a nessuno, nemmeno a voi gay. Urlatela la vostra voglia di avere gli stessi diritti di tutti, altrimenti quando poi vorrete il mio sostegno alla prossima campagna di sensibilizzazione, vi risponderò alla stessa maniera: non sono interessato.

22.2.2013

Antonio Loconte