L'inaugurazione del Teatro Apollo. Tratta dalla pagina facebook del Comune di Lecce. Foto Andrea Stella

Per riconsegnarlo alla città in tutto il suo splendore ci sono voluti 30 anni. Il 3 febbraio, con le note dell’Inno di Mameli e dell’Inno alla Gioia, il Teatro Apollo di Lecce ha riaperto i battenti dopo quasi dieci anni di restauro. Ospite, quanto mai gradito, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Molto meno, invece, ci ha messo a farsi strada su Facebook la polemica velenosa per i costi della serata. La direzione artistica era affidata a Katia Ricciarelli, la regia a cura di Pierluigi Pizzi. Sul palco, l’orchestra sinfonica di Lecce diretta da Gianluigi Gelmetti, il coro lirico di Lecce e quale ospite d’onore Giancarlo Giannini.

A sollevare il caso è stato il direttore del Conservatorio di Foggia, Francesco Di Lernia, con un post su Facebook: “Il concerto di inaugurazione del restaurato Teatro Apollo di Lecce è costato 160mila euro: lo scrive l’Ansa e non io. Gli amici avvezzi all’organizzazione di produzioni sinfoniche potranno trarre le loro conclusioni. Io non scrivo più nulla ma vi avverto: vi leggerò nel pensiero”.

Da lì in poi è stato un mare di commenti e supposizioni. Perché la scelta di nominare un direttore artistico per una sola serata? Quanto l’importo pattuito? Esattamente che scelte ha operato? Il punto, però, non è solo questo, sulla graticola ovviamente non c’è Katia Ricciarelli, ma tutta l’organizzazione: “Se avessero commissionato il concerto ai Berliner Philharmoniker o all’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia – scrive ancora Di Lernia – avrebbero speso di meno. Tanto per fare un quadro della situazione”.

Le voci in città si susseguono. A quanto pare il presidente e il direttore del Conservatorio di Lecce, rispettivamente l’onorevole Biagio Marzo e Giuseppe Spedicati, sarebbero su tutte le furie perché la massima istituzione accademica musicale di Lecce non è stata minimamente coinvolta nell’iniziativa, valorizzando pochissimo il territorio, a parte l’orchestra costata sembra 30mila euro su 160mila euro complessivi della serata. Non solo, pare che il Conservatorio non sia neppure stato invitato.

Tra le varie fonti di indignazioni anche il consto del pranzo, superiore persino a quanto dato all’orchestra, per l’utilizzo della quale ci si lamenta spesso adducendo come scusa la mancanza di fondi. Carne al fuoco ce n’è tanta, insomma. Se sul palco è andato tutto lisco, a quanto pare dietro le quinte un po’ meno.