“La colpa è dello Stato – dice al telefono il proprietario di alcune delle abitazioni – le tasse sono troppo alte, paghiamo quelle o ristrutturiamo”. A farci parlare con lui è uno dei residenti. Lo chiama al telefono e ce lo passa. ” I contratti sono regolari, ci sono casi peggiori”, spiega, seppure il palazzo al civico 222 di via Manzoni sembra debba crollare da un momento all’altro. Gli crediamo sulla parola.

Nelle abitazioni – non sappiamo se siano a norma – vivono solo migranti. Durante il giorno non ci sono particolari problemi di convivenza. In tanti lavorano. In casa troviamo soprattutto donne e bambini. Non sappiamo quanti siano effettivamente gli inquilini. Il proprietario, che a un migrante fa pagare 320 euro al mese la stanza in cui vive, compreso l’acconto dell’acqua, spiega che si tratta di una prassi necessaria, “perché fa entrare chiunque per fare docce e poi non vogliono pagare le bollette”. Il viavai è continuo.

I guai per i residenti della zona arriverebbero la sera. Sul terrazzo condominiale del palazzo, senza portone d’ingresso perché una volta lo hanno rubato e rivenduto, qualcuno si allenerebbe in mutande sulla cyclette, mentre altri sarebbero impegnati a fare sesso, soprattutto orale, su alcuni materassi. La denuncia di alcuni inquilini degli stabili vicini parla anche di alcol e spinelli a volontà. “L’odore è inconfondibile”, dicono.

Sul muro perimetrale è stata piazzata una recinzione, in modo da evitare sconfinamenti. In passato nello stesso immobile vivevano alcune famiglie italiane, mandate via per i problemi strutturali. Non sappiamo se nel frattempo il palazzo sia stato oggetto di una  ristrutturazione, anche se a guardarlo bene non sembra. Dentro le abitazioni abbiamo potuto solo sbirciare mentre tentavamo di avere informazioni.

Chissà se all’interno abitino i reali affittuari o ci siano altre persone. Le domande alle quali bisognerà dare una risposta sono tante. Una la vogliamo rivolgere al proprietario di alcune delle case malmesse nell’immobile al civico 222 di via Manzoni, tra l’altro un nostro appassionato lettore: non avesse affittato alle famiglie di migranti, chi altro avrebbe accettato di vivere in simili condizioni? La domanda è retorica, la risposta scontata: nessuno.