Qualche giorno fa raccontavamo della stranezza del management di Croce Rossa Italiana, dove nei comitati vengono assunte persone che non hanno competenza giornalistica. Ebbene a questa regola ferma in Croce Rossa Italiana, fa eccezione il Comitato Provinciale di Roma, quello presieduto dall’inossidabile Flavio Ronzi.

Qui lavora Alessandra Filograno che non è una novellina. Infatti lei lavora anche, e molto bene, per l’ufficio stampa del Gay Center di Roma, seguendo Angela Infante e Fabrizio Marrazzo. Ma non è tutto, il curriculum di Alessandra è di tutto rispetto, avendo seguito l’ufficio stampa del partito radicale insieme a Francesca Mambro in Nessuno Tocchi Caino, sempre l’ufficio stampa del Gay Pride di Roma edizione 2010, quello della manifestazione di cinema gay in “da Sodoma a Hollywood” a Torino, avendo collaborato con Equality di Aurelio Mancuso e con Umberto Croppi quando questi voleva correre per la poltrona più alta del Campidoglio, due anni fa.

Insomma Alessandra Filograno è un personaggio e quando parlavamo di persone incompetenti messe in posti chiave o personaggi che non hanno i titoli per occupare certe poltrone non ci riferivamo naturalmente a lei. Ovviamente ci scusiamo con la diretta interessata per l’equivoco generato. La nostra intenzione non è quella di scatenare una campagna di stampa contro al Croce Rossa Italiana, sia chiaro. Noi cerchiamo piuttosto di fare luce su alcuni lati oscuri e nascosti della più grande associazione di volontariato d’Italia, sollecitati dalle decine di messaggi che ci arrivano tutti i giorni da parte dei volontari veri, non quelli che girano con tre segretarie e l’auto blu, quelli che hanno un fortissimo risentimenti perché la Cri è inclusiva soltanto per alcuni, pochi, e non per tutti.

Quelli che si sono visti scavalcare dagli amici del capo in una carriera fatta solo di ideali e pacche sulla schiena, quelli che spalano e sudano gratis senza sapere che quello a fianco a loro, vestito con la stessa tuta rossa, la sera tornerà a casa con lo stipendio perché il suo Presidente gli ha fatto un contrattino all’insaputa di tutti, di quello che si rivolge a noi per denunciare storture e sopraffazioni perché sa che se tenta di reclamare per via gerarchica contro un sistema che nomina vassalli e valvassori mentre lascia servi tutti gli altri ma che sa che il suo ricorso gerarchico può essere cestinato senza giustificazione perché il regolamento consente ai Presidenti di amministrare una legge senza giustizia.

Ecco, una domanda che ci viene sollecitata sempre più spesso e che da queste pagine ci sentiamo di girare al Presidente Ronzi ed a tutti i Presidenti dei Comitati Locali e Provinciali d’Italia è quella di rendere pubblici i contratti di collaborazione attraverso i quali viene retribuito il loro staff. Sarebbe un bel gesto, la trasparenza vera che in questo momento di crisi generalizzata nazionale e di trasformazione vera che la Croce Rossa Italiana sta subendo potrebbe dare il segnale della discontinuità con tutto quello di brutto e nascosto è stato la Cri fino ad ora, per non continuare a chiamare questo disastro “privatizzazione”.