Un teatro radicato profondamente nelle contraddizioni del presente quello dei Motus, compagnia teatrale fondata nel 1991, a Rimini, da Enrico Casagrande e Daniela Nicolò. Un teatro fatto da itinerari multiformi, che danno vita a creazioni e “creature” diversissime tra loro, come le facce della realtà che indagano. Interessati alle possibilità offerte dalla tecnologia e dal digitale, in scena sperimentano soluzioni visive e sonore uniche, intrecciando proiezioni video, corpi cyborg e straordinarie metamorfosi fra uomo e animale.

Dopo il debutto all’Arena del Sole di Bologna e repliche importanti, tra Festival e teatri di tutta Italia, sabato 9 marzo alle ore 20.45 arriva ai Cantieri Teatrali Koreja FRANKENSTEIN (A LOVE STORY), il nuovissimo spettacolo dei Motus con la regia di Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande; drammaturgia curata dalla performer, attivista e ricercatrice Ilenia Caleo.

Ispirato al celebre romanzo gotico di Mary Shelley Frankenstein (a love story) è un lavoro stratificato e profondo, che segna da vari punti di vista una nuova tappa nell’itinerario artistico dei Motus. In scena Silvia Calderoni, Alexia Sarantopoulou e lo stesso Casagrande ad interrogarsi sulle contraddizioni del presente, fra identità fluide e difficoltà a riconoscere e accettare il non-conforme. In scena i monologhi combinano frammenti tratti dal romanzo e particolari della biografia di Mary Shelley, ma anche passi estrapolati dalle opere di studiose quali Donna Haraway, Ursula Le Guin, Lynn Margulis.

In una natura in tumulto, solitudini radicali si intrecciano, per governare l’orrore e l’angoscia e guardare negli occhi il non-umano, il confine pericoloso tra vivente e non vivente. È sui confini che i mostri proliferano. Tra i mondi. E qui, tra le cuciture suturate di carni e pelli diverse, che questo lavoro prova a stare. Un progetto composto dalla cucitura di pezzi letterari, che è esso stesso (un) Frankenstein.

Un teatro radicato profondamente nelle contraddizioni del presente quello dei Motus, compagnia teatrale fondata nel 1991, a Rimini, da Enrico Casagrande e Daniela Nicolò. Un teatro fatto da itinerari multiformi, che danno vita a creazioni e “creature” diversissime tra loro, come le facce della realtà che indagano. Interessati alle possibilità offerte dalla tecnologia e dal digitale, in scena sperimentano soluzioni visive e sonore uniche, intrecciando proiezioni video, corpi cyborg e straordinarie metamorfosi fra uomo e animale.

Dopo il debutto all’Arena del Sole di Bologna e repliche importanti, tra Festival e teatri di tutta Italia, sabato 9 marzo alle ore 20.45 arriva ai Cantieri Teatrali Koreja FRANKENSTEIN (A LOVE STORY), il nuovissimo spettacolo dei Motus con la regia di Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande; drammaturgia curata dalla performer, attivista e ricercatrice Ilenia Caleo.

Ispirato al celebre romanzo gotico di Mary Shelley Frankenstein (a love story) è un lavoro stratificato e profondo, che segna da vari punti di vista una nuova tappa nell’itinerario artistico dei Motus. In scena Silvia Calderoni, Alexia Sarantopoulou e lo stesso Casagrande ad interrogarsi sulle contraddizioni del presente, fra identità fluide e difficoltà a riconoscere e accettare il non-conforme. In scena i monologhi combinano frammenti tratti dal romanzo e particolari della biografia di Mary Shelley, ma anche passi estrapolati dalle opere di studiose quali Donna Haraway, Ursula Le Guin, Lynn Margulis.

In una natura in tumulto, solitudini radicali si intrecciano, per governare l’orrore e l’angoscia e guardare negli occhi il non-umano, il confine pericoloso tra vivente e non vivente. È sui confini che i mostri proliferano. Tra i mondi. E qui, tra le cuciture suturate di carni e pelli diverse, che questo lavoro prova a stare. Un progetto composto dalla cucitura di pezzi letterari, che è esso stesso (un) Frankenstein.