Il due dicembre è uscito il nuovo lavoro di Niccolò Fabi che si chiama “Meno per meno”, composto da 10 brani, tra cui gli inediti “Al di fuori dell’amore” e “L’uomo che rimane al buio” e i nuovi brani Andare oltre” e “Di Aratro e Di Arena”. Non un disco live, ma un vero e proprio progetto discografico che raccoglie 6 brani di repertorio, con il nuovo arrangiamento orchestrale proposto all’Arena di Verona il 2 ottobre 2022, e 4 inediti con lo stesso mondo sonoro.

“Frutto del lungo e accurato lavoro di orchestrazione, e in alcuni casi di riscrittura, realizzato per il concerto dello scorso 2 ottobre dal cantautore romano insieme al Maestro Enrico Melozzi e la sua Orchestra Notturna Clandestina, “Meno per meno” offre, al pubblico che non ha potuto vivere il concerto all’Arena di Verona, una testimonianza della nuova tappa artistica di Niccolò, in occasione dei suoi 25 anni di musica”. 

Niccolò Fabi ha deciso di presentare il suo “Meno per meno” in un modo nuovo, in spazi culturali e e negozi di 11 città italiane, completamente da solo, a tu per tu con il suo pubblico.  L’apertura è lasciata ad un video inedito che racconta questa bellissima storia con cui è nato il progetto del disco e poi inizia il talk dove le domande partono direttamente dai ragazzi che, in questo caso, hanno gremito la Feltrinelli di Bari.

Qui di seguito invece la nostra chiacchierata in esclusiva per il Quotidiano Italiano (e RKO www.rkonair.com)

La dualità è sempre stata una costante nei tuoi ultimi lavori, da quando hai intrapreso la tua vera “strada artistica”, quella che ti rappresentava di più, hai sempre giocato con  un ipotetico “Io e l’altro te stesso”, oppure il rapporto “Fabi ed il pubblico”, fino ad arrivare oggi all’ultimo “Meno per Meno” dove ti sei confrontato con un’orchestra. Una questione di predisposizione, di percorso o di coerenza
Non saprei, la coerenza è sempre importante per gli artisti, coerenza stilistica, la cosa che ci contraddistingue, noi artisti, a prescindere dalla scelte ma è importante che le decisioni vadano verso una evoluzione o dei cambiamenti, è importante che tu li percepisca come un percorso sensato, un percorso che non va in protezione, che va a raccogliere, ma va sempre avanti per seminare. Io provo a seminare sempre qualcosa in più cercando di non tradire il mio modo di cantare, il mio modo di raccontare, che è legato inevitabilmente legato al mio DNA, però con dei piccoli elementi di diversità, questa volta credo che l’orchestra lo abbia dato questo elemento

Il progetto è partito dal tuo concerto del 2 ottobre all’Arena di Verona, un live celebrativo con l’Orchestra diretta da Enrico Melozzi per poi evolversi in altro. Non avevi idea forse che sarebbe arrivato un disco
Effettivamente il concerto di Verona inizialmente doveva essere soltanto un “concerto solo”, un concerto dove non ci doveva essere nessun tipo di accompagnamento, per evitare l’enfasi celebrativa e indubbiamente togliere tutte le possibilità di avere ospiti, di trasformarla poi in un baraccone (ride) che ho visto fare altre volte, dove c’era una gara a riempire di contenuti e cose. Poi in realtà la prima parte è stata così, cioè da solo, nella seconda invece mi sono regalato una cosa che non avevo mai fatto, cioè suonare con un’orchestra, che in verità era una cosa che ho sempre sfuggito per la retorica orchestrale, come se la musica pop avesse bisogno di questo vestito più nobile per essere considerata arte vera tutto sommato. Non pensavo effettivamente che sarebbe arrivato poi un nuovo disco.

L’intervento del maestro Melozzi però lo potrei definire gentile, non credi?
Si infatti lui ha capito che la centralità non poteva diventare l’orchestrazione sulle canzoni che comunque hanno una vita fatta di equilibri, di racconto, di parole, ha avuto tanto spazio ma ha avuto la sapienza di non saltarmi addosso cioè di non coprirmi quando io stavo raccontando

Meno per Meno, due elementi negativi che generano positività, bello vedere come il pubblico, quello che ti segue da sempre ma anche quello nuovo, si ritrovi nelle tue parole, che ci sia questo scambio quasi catartico, per ingannare o annullare la malinconia, ma è una cosa che fa bene solo a loro oppure anche a te?
Fa bene suppongo ad entrambe, non ho bene il termometro delle temperature se si alzano o si abbassano nelle singole case degli ascoltatori, la sensazione è che comunque ci sia un tempo in cui questo tipo di musica sia utile, non è un tempo preciso, non è un tempo continuo, non è l’abitudine, perché ovviamente ti richiede un po’ di attenzione o di immergerti in uno stato d’animo che a volte non si ha voglia di vivere, però devo dire che nei momenti giusti, essendo specifico questo linguaggio, può diventare non so se curativo ma sicuramente di grande conforto.

Un altro elemento che ti caratterizza è il concetto del “rallentare”, cioè rallentare è una vera rivoluzione effettivamente, mentre il mondo corre veloce, quello reale ma anche e soprattutto quello virtuale, godersi gli attimi, i volti, i sorrisi, le emozioni, è questo il vivere corretto?
È difficile trovare una posizione all’interno di questa accelerazione se accompagnarla e quindi sentirsi sincronici con la realtà,  oppure cercare di perseguire un proprio ritmo, un proprio respiro, con il rischio è vero, di essere più sereni dal punto di vista individuale ma emarginati da quello sociale, io sono in una condizione privilegiata ho un età anagrafica e professionale che mi permette di poterlo fare con tutti i rischi che ci sono dentro, ma ormai sono arrivato a quella parte delle mia vita artistica che è in discesa, se vogliamo il grosso è stato fatto in termini di sforzo (lo diceva anche tempo fa ndr) questo rispetto al fatto che io posso rallentare, io me lo posso permettere perché la salita dove bisognava accelerare per stare dentro la cosa io l’ho già fatta, dentro la cosa in qualche modo ci sono finito ed ora mi posso permettere di passeggiarci accanto in una maniera più serena, cosa diversa è per il musicista 25enne per il quale è difficile dire “da questo momento andate da voi, mi estraneo e vado a rallentare” in un periodo in cui invece si va verso la forza verso la potenza, da questo punto di vista sono fortunato.

Ritornando a parlare del concetto di scambio, quello tra te ed il pubblico, in questa nuova presentazione ti messo a disposizione, nuovamente in gioco, senza un presentatore, a tu per tu con il pubblico
Si perché non aveva più senso di parlare di un disco o presentarlo come facevo prima per la decima o undicesima volta, perché è vero che questo può avere delle caratteristiche specifiche che cerco in realtà di raccontare in questo filmato che proietto prima dell’incontro, un filmato che vediamo tutti insieme, poi mi sono reso conto che chi partecipa a queste riunioni mi conosce bene ed alcune persone da molto tempo e magari sono legati a delle curiosità che non sono nel disco nuovo, che magari non hanno ancora assimilato, o ascoltato, e quindi in questo, sempre con il rispetto del giornalista che mi sta accanto (ride anche qui, dato che ho presentato Niccolò in tutti i suoi ultimi showcase in anni di musica), in maniera egoistica, capire dopo tanti anni , anche se in un periodo breve in quella oretta di incontro,  quelle che sono le loro opinioni, i loro punti di vista, cosa è successo alle mie canzoni mentre io non c’ero è molto interessante.

Tornerai dal vivo qui a Bari l’8 maggio, il concerto è impostato come lo spettacolo di Verona?
Si certo, come Verona, la prima parte da solo e la seconda con l’orchestra, anche se sarà un’orchestra ridotta, perché portare in giro a suonare 40 elementi è un po’ difficile ma saranno 15 quindi non pochissimi che si aggiungono a noi che suoniamo gli strumenti rock, chiamiamoli così. La differenza rispetto a Verona, che è stato, per la location e l’evento una esperienza unica, con un’unica scaletta, vorrei utilizzare il tour, dato che facciamo 20 date, e mi riferisco alla prima parte quando sono da solo, vorrei fosse un momento dove posso con più libertà andare a pescare ogni sera pezzi diversi, canzoni che non faccio da tempo in una maniera un po’ più informale, per poi passare la palla all’orchestra che ha una ricchezza di suoni in più ma una scaletta ben definita.