Si è spento in Virginia, dove risiedeva, ad 84 anni per le conseguenze di una polmonite, il celeberrimo direttore d’Orchestra  Lorin Maazel. La notizia della incomparabile perdita per la cultura musicale nel mondo è stata ormai data da tutte le testate. Molte, dopo averne ricordato i momenti salienti di una ineguagliata carriera artistica, hanno sottolineato il suo rapporto privilegiato, per quanto attiene l’Italia, con Bari e Venezia. Il riferimento è stato comunque limitato agli ultimi anni.

In una video intervista rilasciata a gennaio del 2012 al Collega Antonio di Giacomo per un autorevole quotidiano, Maazel, in quel momento a Bari per dirigere la Carmen, prodotta dalla Fondazione Petruzzelli, fece riferimento ad un suo antico rapporto musicale con Bari. Il giornalista non approfondì la questione.

Precisiamola, dunque. In realtà nel 1956, quindi a ventisei anni, Maazel venne a Bari per ben due volte a distanza di poco più di sei mesi. La prima il 2 maggio. Erano i tempi in cui si celebrava il Maggio di Bari e la Fondazione Concerti Piccinni ne curava la parte musicale. La seconda risale al 19 dicembre dello stesso anno. In entrambi i casi diresse magistralmente l’Orchestra Sinfonica della Fondazione Piccinni, la prima volta al Teatro Petruzzelli (in programma: di L.V. Beethoven – Fidelio (Ouvertures) e Concerto in re magg. Op. 61, di F. Schubert Sinfonia n. 7), la seconda volta al Teatro Comunale Piccinni (in programma: G. Rossini – La gazza ladra (Ouverture), L.V. Beethoven – Sinfonia n° 4 in si bem. Magg. Op. 60, M. Mussorgski – Una notte sul Montecalvo, R. Wagner – I maestri cantori di Norimberga (ouverture) e Tannhauser (ouverture).

Una piccola annotazione: in una delle due circostanze, francamente non ricordo se a maggio o a dicembre, il giovanissimo Maazel  venne in viaggio di nozze, essendosi sposato pochi giorni prima. A dirigere l’Orchestra Sinfonica della Fondazione lo aveva invitato Nino Rota, all’epoca direttore artistico (1950-1958) della Fondazione e della Sua Orchestra Sinfonica.

Fu allora, visitando il Castello Svevo di Bari, la Basilica di San Nicola, Castel del Monte, i trulli di Alberobello, le grotte di Castellana, i Castelli di Gioia del Colle e Conversano, con –per ciceroni- mio padre Filippo ed il prof. Michele D’Erasmo, che quel giovane assetato di conoscenza s’innamorò della Puglia, della sua storia a cominciare da quelle  di Federico II e di Bianca Lancia, del Guercio e della Badessa.