Ieri, 11 luglio, si è concluso il processo in primo grado con rito abbreviato nei confronti di 42 persone, presunte affiliate al clan di Bitonto capeggiato dal boss Domenico Conte, un gruppo criminale radicato nella zona 167, la “Scampia del Barese“. Tutti condannati a pene comprese tra i 20 anni e i 2 anni e 2 mesi di reclusione, per un totale di 350 anni di carcere, accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico e alla illecita commercializzazione di sostanza stupefacente, aggravata dal metodo mafioso.

L’inchiesta ha lasciato emergere tutti i soggetti coinvolti nelle attività illecite, dalle donne che custodivano la droga e il denaro, ai pusher minorenni che spacciavano nelle due piazze dominate dal clan, il centro storico e la periferica zona 167. “Una enclave fortificata come Scampia”, così è stata definita l’associazione mafiosa dagli investigatori quando arrestarono gli accusati nel febbraio 2022. Stando alle indagini e quanto riportato da La Gazzetta del Mezzogiorno, pare che i proventi del traffico e commercio di droga ammontassero a ben 30mila euro al giorno, per circa 40 chili di stupefacenti smerciati tra cocaina, hashish, marijuana e amnesia.

I nomi dei condannati

Il capo clan è stato condannato a 20 anni di reclusione, per il traffico e lo spaccio di droga: l sodale Mario D’Elia, ritenuto ai vertici del gruppo criminali, è stato condannato a 18 anni di reclusione. Giovanni Di Cosimo a 13 anni e 4 mesi; Francesco Bonasia a 12 anni; Giuseppe Antuofermo e Alessandro D’Elia a 11 anni e 4 mesi; Damiano Giordano e Giovanni Palmieri a 10 anni e 8 mesi; Vincenzo Caputo, Domenico e i due Cosimo Liso, Ruggiero Ricci Coletto a 10 anni; Michelangelo Palmieri, Francesco Alessandro Rafaschieri e Tommaso Ruggiero a 9 anni e 4 mesi; Vincenzo Nanocchio, Mauro Palmieri, Vittorio Christian Scaringella e Michele Vitariello a 9 anni; Francesco Grottola a 7 anni e 4 mesi; Carmine Leone a 7 anni; Francesco Amendolara, Paolo Belardi, Michelangelo Brilli, Alessandro Castellaneta, Giuseppe Maggiulli, Vito Palmieri, Antonello De Vito a 6 anni e 8 mesi; Angelo Castellaneta, Donato Cataldi, Danilo Gentile, Rosa Natilla, Francesco Papapicco, Francesco Primo, Alessandro Ruggiero, Arcangelo Vitariello e Maria Semeraro a 6 anni e 6 mesi di reclusione. Le condanne più lievi sono toccate ai 4 collaboratori di giustizia: 2 anni e 8 mesi a Rocco Papaleo, Michele Sabba e Vito Antonio Tarullo; 2 anni e 2 mesi a Domenico Milella.