Due più due non sempre fa quattro ai tempi del coronavirus. Succede a Palo del Colle, paese in provincia di Bari salito agli onori della cronaca per le vicende legate alle decine di contagi da coronavirus nello stabilimento di lavorazione carni Siciliani. In queste ore gira voce che la filiale Intesa San Paolo del paese, dove tra l’altro Siciliani ha alcuni conti aperti, sia chiusa il 22 aprile per “sopravvenute motivazioni organizzative”

Le maledette malelingue, sempre loro, dicono che la chiusura sia stata in realtà decisa perché un’impiegata dell’istituto di credito è moglie di un dipendente dell’azienda Siciliani positivo al coronavirus. Il dipendente non è tra gli attuali 40 positivi e a quanto pare il suo tampone, uno dei 400 che vengono effettuati in questi giorni dalla Asl di Bari, sarebbe negativo.

Secondo quanto abbiamo potuto apprendere – in attesa della risposta alla domanda formale fatta alla direttrice della filiale – pare che la chiusura possa essere stata dettata da un eccesso di precauzione. Insomma, sarebbe stata sancita prima di conoscere il risultato del tampone al marito della dipendente, che la banca avrebbe persino messo in quarantena. All’interno della filiale l’aria non è serena e alcuni impiegati avrebbero rifiutato di maneggiare soldi provenienti dallo stabilimento Siciliani.

L’azienda, secondo voci non confermate, starebbe per questo anche decidendo di non avere più rapporti con la filiale palese di Intesa San Paolo. C’è confusione sull’argomento, che neppure le interpellate istituzioni hanno saputo chiarire. Superato l’imbarazzo, le sopravvenute motivazioni organizzative potrebbero essere superate a breve, comportando la riapertura della filiale in tempi più stretti del previsto.

La mancanza di una tempestiva comunicazione da parte delle istituzioni competenti sta generando in molti casi un eccessivo allarmismo, pur essendo la vicenda particolarmente delicata. La situazione all’interno dello stabilimento Siciliani adesso è sotto il controllo delle autorità sanitarie e l’azienda si è messa a totale disposizione per fare ciò che deve essere fatto in questi casi, sempre in attesa dei risultati dei 400 tamponi effettuati a tutti i restanti dipendenti non sottoposti ai primi 110 test. Sono poche le aziende private italiane in cui tutti i dipendenti sono stati sottoposti al tampone.