L’emergenza sanitaria globale conseguente alla pandemia del coronavirus sta tenendo fortemente sotto pressione tutto il mondo della sanità. In particolare, l’anello debole in senso metaforico, è rappresentato dalla necessità di conoscere in tempi rapidi l’esito del tampone, l’unico esame che al momento permette di determinare con certezza se il soggetto è affetto da coronavirus oppure no. Nella migliore delle ipotesi ci vogliono alcune ore.

Lo sanno bene nel laboratorio della dottoressa Maria Chironna, al Policlinico di Bari, che dal primo momento è stato eletto centro di riferimento regionale e dove quindi afferiscono tutti i tamponi da analizzare. Un lavoro disumano, tanto che lei stessa ha lanciato l’hashtag #ioverreiandareacasa.

Da più parti nelle ultime ore si è gridato al “miracolo” con la disponibilità di quello che in molti hanno chiamato “il test rapido”, grazie al quale in solo 15 minuti permetterebbe di conoscere la positività del paziente. Prodotto da un’azienda barese, in realtà è un test diagnostico in vitro per la determinazione qualitativa degli anticorpi IgM e IgG anti-Covid-19 nel sangue umano, in parole povere permette di sapere se nel sangue del soggetto sono presenti gli anticorpi per il coronaviurs, e non se la persona è positiva o meno. Per quello ci vuole ancora il tampone.

Il suo uso ha finalità di ricerca e come tale, al costo di 9 euro l’uno, è stato acquistato dal Giovanni Paolo II, l’Istituto Tumori, che come tutti sanno è un ente di ricerca: “Rientra in una delle misure preventive che abbiamo chiesto come organizzazione sindacale – fa sapere Domenico Losacco, segretario aziendale Fials Oncologico – e che prontamente e saggiamente la Direzione Strategica ha accolto e posto in essere, compatibilmente con le risorse economiche da investire”.

“Colgo l’occasione per ringraziare pubblicamente la Direzione Strategica dell’Oncologico di Bari – ha aggiunto Losacco – che sta dimostrando grande impegno e sensibilità nel voler preservare il nosocomio dal fenomeno CoVid-19, impegno che si traduce anche accogliendo le molteplici richieste quotidiane della FIALS, atteso che ci troviamo a dover fare i conti con limitate disponibilità di DPI a livello nazionale e con i vincoli finanziari imposti dalle vigenti norme (anche in una situazione emergenziale come quella che stiamo vivendo) ai quali deve attenersi un Ente pubblico quale è l’IRCCS “Giovanni Paolo II” di Bari”.

“Come FIALS  – conclude – in giornata proporremo l’acquisto di ulteriori test per il tramite di un auto tassazione volontaria dei lavoratori: io in primis, dipendente anche della predetta struttura, sono pronto a rinunciare alla retribuzione di una giornata di lavoro pur di preservare dal CoVid-19 i miei colleghi ed i pazienti”.